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Scienze

Un universo da ri-scoprire: tutto ciò che sapevamo è stato messo in discussione

Se pensavamo di conoscere ogni cosa dell’universo in realtà ci sbagliavamo. Cosa hanno portato alla luce gli esperti?

L’universo non smette mai di stupire nessuno di noi, anche perché ci riserva delle sorprese assurde di tanto in tanto e che vengono scoperte principalmente dagli scienziati che se ne occupano. Ora, grazie alle ultime ricerche effettuate, tutto quello che pensavamo di conoscere perfettamente – in realtà – non sarà più come prima.

L’universo non è come lo conosciamo – Computermagazine.it

Ci riferiamo a quanto portato a galla da JWST, acronimo di James Webb Space Telescope, che pare aver trovato sei galassie presenti nell’universo primordiale. Sono molto più grandi di quanto teorizzato in passato, e a rivelarlo è uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell’Università del Colorado a Boulder e della Swinburne University of Technology di Victoria in Australia. Ma perché è così rilevante la scoperta?

Sei galassie primordiali: nessuno le conosceva prima di questo momento

I ricercatori, sentendo questa notizia, hanno iniziato a dubitare delle teorie attuali sulla formazione delle sei galassie e sull’origine dell’universo. I dati pubblicati su Nature, infatti, indicano che la quantità di massa rilevata è ben 100 volte maggiore di quella che ci si aspettava. Quando l’universo si espande, le galassie e altri oggetti celesti si allontanano ancora di più tra di loro, alterando la luce che emettono.

Ci ha sorpreso questa scoperta? – Computermagazine.it

Joel Leja, co-autore dello studio dell’Università Statale della Pennsylvania, ha espresso la sua opinione in merito a questa situazione: “Nell’universo così giovane pensavamo di trovare solo minuscole baby-galassie, mentre quelle individuate sono già mature quanto la nostra Via Lattea. I dati indicano che probabilmente si tratta di galassie ma penso che ci sia una reale possibilità che alcuni di questi oggetti si rivelino essere buchi neri supermassicci oscurati“.

Conclude il discorso Erica Nelson, capo del team che si è occupato di raccogliere ed esaminare i dati del telescopio spaziale, riferendoci delle info molto interessanti: “Questi elementi hanno circa 13 miliardi di anni. Non ci aspettavamo che l’universo primordiale si organizzasse in così relativamente poco tempo. Questo lavoro rappresenta solo una piccola parte del potenziale del James Webb nell’aiutarci a ripensare l’astronomia. L’universo primordiale potrebbe essere molto più complesso ed eccitante rispetto a quanto ipotizzato. In ogni caso, non ci aspettavamo la presenza di galassie così antiche nel tempo“.

Sebastiano Spinelli

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