Meta dovrà affrontare una dannosa multa che ha colpito pesantemente la compagnia, mettendola seriamente alle strette: scopriamo come mai l’abbia ricevuta.
WhatsApp viene tirato in ballo diverse volte durante il corso dei giorni, e non sempre è per annunciare notizie positive. Varia a seconda della situazione in cui si trova in quel momento l’applicazione, ed è meglio non saperlo visto e considerato che potrebbe essere seriamente nei guai. Questo, infatti, è uno di quei casi dei quale stiamo esattamente parlando in maniera sottintesa.
In particolar modo pare che WhatsApp abbia ricevuto una multa dalla DPC, cioè la Commissione per la protezione dei dati irlandese, per un valore pari a 5,5 milioni di euro. La sanzione arriva direttamente a Meta a causa di una violazione del GDPR, precisamente su un regolamento generale sulla protezione dei dati. È stato anche ordinato, inoltre, di riportare il trattamento dei dati in un territorio di conformità con la norma entro sei mesi.
Il tutto ha avuto inizio ben cinque anni fa, precisamente con un reclamo avvenuto per mezzo di una indagine basata sul GDPR. WhatsApp, ai tempi, aveva aggiornato i propri termini di servizio informando gli utenti – intenzionati a continuare ad avere accesso al servizio si intener – dopo l’introduzione del GDPR, lo stesso che avrebbe dovuto portare i clienti a cliccare su “Accetta e continua” per accettare i nuovi termini.
Ma così non è stato, perché Meta credeva che l’accettazione dei termini aggiornati desse vita a un contratto tra WhatsApp e l’utente, e che il trattamento dei dati per finalità di miglioramento del prodotto e sicurezza del servizio fosse scontato. Tuttavia, l’indagine ha sottolineato che in realtà si cercava di fare affidamento sul consenso per fornire una base legale alla gestione dei dati degli utenti. Questa storia è breve, ma indubbiamente importante da raccontare.
La mancata trasparenza da parte della compagnia ha portato il DPC ad investigare al riguardo e ad imporre un’altra dura sanzione. Inizialmente non avrebbe dovuto essere così dura, specie dopo l’ultima cifra da 225 milioni di euro, ma essendo passata nelle mani della EDPB, acronimo di European Data Protection Board, è partita quasi immediatamente. A quel punto c’è stato davvero poco da fare, motivo per cui la società dovrà pagare un’altra dura sanzione.
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