La digitalizzazione delle monete diventerà una realtà ben più comune tra non molto tempo: l’euro digitale sarà la prima idea ad essere portata avanti per questo obiettivo.
La riduzione dei pagamenti in nero e dell’evasione fiscale per mezzo dell’uso del POS, e delle restanti tecnologie che possono tracciare con successo le transazioni in denaro, sta avvenendo molto lentamente come stiano vedendo. Impiegarle si è rivelato essere più utile che mai come abbiamo visto, e dal momento che il tutto sta procedendo correttamente non vediamo l’ora che vengano portate avanti delle nuove strategie utili per questo preciso scopo.
Ci sta pensando accuratamente la Banca centrale europea, che parte anche dall’osservazione del calo dei pagamenti in contanti a favore di soluzioni di pagamento digitali in molti paesi europei. Si parla dello sviluppo di un euro digitale che non sarebbe un sostituto del contante, bensì una aggiunta che servirebbe a regolarizzarlo e a rendere il più semplice possibile il suo utilizzo.
Sembrerebbe veramente difficile immaginare una fusione “collaborativa” tra un tipo di valuta fisica e una virtuale, specie perché non pare che siano effettivamente facili da abbinare per una ragione ovvia: si tratta di pagamenti e modalita di utilizzo fin troppo diversi fra loro. Ma questo non ha fermato il progetto che hanno avuto in mente di portare avanti, ecco perché è speciale. A cosa hanno pensato?
Lo studio sull’euro digitale sarebbe una sorta di forma di valuta sarebbe per i pagamenti al dettaglio, cioè per le spese correnti di individui e imprese. Si inserisce molto bene nel contesto dello sviluppo di progetti simili, in particolare in Svezia, negli Stati Uniti e in Cina. Attualmente è simile allo sviluppo delle criptovalute e al progetto Libra di Facebook, che nel 2019 ha suscitato un forte scetticismo da parte dei regolatori finanziari.
Non per niente la creazione di una moneta digitale della banca centrale permetterebbe di competere, per usi digitali innovativi, con le criptovalute, erroneamente chiamate monete private perché si tratterebbe – piuttosto – di token digitali registrati in un conto privato e scambiabili con valute reali sotto certe condizioni. Riusciranno a portare a termine questo progetto, che tutto sembra essere tranne facile sia da pensare che da mettere in atto? Staremo a vedere.
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