Le politiche troppo incisive di Twitter stanno mostrando un lato negativo di Elon Musk che nessuno di noi conosceva, ma che sta dilaniando la piattaforma con una velocità tale da metterla in serie difficoltà. Per questo motivo è intervenuto il gruppo degli Anonymous: cosa hanno fatto?
I recenti ban di Twitter non sono stati accolti positivamente dagli utenti. Alcuni giornalisti, proprio in questo periodo, sono stati banditi dalla piattaforma di Elon Musk per via di diverse idee che erano state espresse in maniera differente da come avrebbe voluto venissero esposte secondo il nuovo founder dell’applicazione.
Insieme a questo, molti utenti – in precedenza bannati a causa di tanti comportamenti non idonei, come nel caso di Donald Trump per esempio -, hanno ricevuto una seconda possibilità nonostante non se la meritassero stando a quanto reso pubblico su di loro di recente. Diciamo che alcune decisioni non pare siano state delle migliori, ecco.
Ma l’ultima bravata, come abbiamo detto prima, è il ban definitivo rivolto a diversi giornalisti molto conosciuti. Elon Musk si è dimostrato parecchio contrariato dalla loro presenza, a tal punto di scegliere di bandirli per sempre. Anonymous, che non ha potuto rimanere in silenzio questa volta, ha deciso di intervenire per sistemare la situazione.
L’avvertimento dell’Unione Europea non è stata sufficiente a far desistere Elon Musk dal bannare i giornalisti, che adesso si sono ritrovati con un ban diretto e del tutto immotivato. Gli hacker di Anonymous, probabilmente contrariati dalla sua scelta, hanno voluto mostrare il loro disappunto in una maniera diversa da quella che potremmi pensare.
Nessun attacco informatico per il momento. Infatti, il gruppo ha diffuso un fotomontaggio in cui il look del CEO di SpaceX e Tesla riprende quello di Hitler. A rendere ancora più curiosa la fotografia è che non ci sia alcun contenuto di testo, tanto meno avvertimenti o minacce nei confronti di Elon Musk. Il messaggio, però, è più che chiaro.
Attualmente la lista dei giornalisti bannati non è lunghissima, ma nulla esclude che, di questo passo, possa aumentare. Per adesso hanno subito questa sorte solo Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell del Washington Post, Micha Lee di The Intercept, Matt Binder di Mashable, Aaron Rupar e Tony Webster.
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