Una sorta di “Google Traduttore” per gli animali: é questo uno dei nuovi obiettivi nel mondo della ricerca scientifica, che tenta di aprire canali comunicativi con il mondo animale attraverso modelli di elaborazione del linguaggio basati sull’intelligenza artificiale. Scopriamo di cosa si tratta.
Balene, pipistrelli, ratti talpa: qual è il loro linguaggio? E come comunicano tra di loro? E soprattutto: è possibile decodificare quel linguaggio, apprenderlo e dunque consentire all’essere umano di utilizzarlo per poter dialogare con il mondo animale?
Sono questi alcuni degli interrogativi che oggi la ricerca scientifica si sta ponendo ed ai quali sta tentando di dare risposta. E questa risposta potrebbe essere: forse sì. Forse la tecnologia contemporanea, sfruttando il potenziale dell’intelligenza artificiale ed i modelli di apprendimento automatico del machine learning, potrebbe consentire di giungere ad un dialogo tra uomo ed animale.
Attraverso questi sistemi, infatti, è possibile identificare “patterns”, ovvero schemi ripetitivi, di enormi moli di dati aggregati (ad esempio, relativi ad un linguaggio) e comprenderne la logica e la semantica con cui vengono utilizzati. Dunque, perché non tentare di applicarlo al mondo animale e verificare se sia possibile decodificarlo? E dunque comprenderlo. E, forse, anche utilizzarlo.
I primi esperimenti ed il ruolo chiave dell’intelligenza artificiale
Come riportato dal New York Times, recentemente i ricercatori hanno notato che le colonie dei ratti talpa, quando introducono al loro interno una nuova regina, modificano il proprio “dialetto dominante”. In altre parole, accolgono le differenze di comunicazione introdotte dalla nuova guida, la regina, le imparano e dunque le applicano. Similmente a quanto avviene nelle dinamiche umane.
Ed ora, grazie all’intelligenza artificiale, “È come se avessimo inventato un telescopio – ha dichiarato il regista di documentari scientifici e naturali Tom Mustill al New York Times – un nuovo strumento che ci permette di percepire ciò che già c’era, ma che prima non potevamo vedere”.
Dove non arriva la comprensione dell’uomo, ecco che dunque potrebbe arrivare la comprensione (di calcolo, sempre più potente) della macchina: ed ecco che quindi sono partite le prime ricerche, su roditori, capodogli, corvi, pipistrelli, lemuri, balene ed anche maiali e polli. E presto scopriremo se una – potremmo chiamarla – “tecnologia Dolittle” sia davvero implementabile.
FONTE: www.dday.it