L’ennesima batosta per gli abbonati al Pezzotto. Ancora una volta è fuoco e fiamme tra Guardia di Finanza e coloro i quali, furbescamente, hanno sfruttato il servizio illegale per visionare contenuti a pagamento o pay per view.
Le Fiamme Gialle sono pronte a compiere un vero e proprio assalto finale agli abbonati del Pezzotto e della IPTV. Questa volta, per mettere una pezza ad uno dei fenomeni di pirateria più altisonanti degli ultimi anni, la Guardia di Finanza risponderà presente, identificando gli oltre 6000 tifosi “abbonati” ai servizi illegali tra cui IPTV e Pezzotto. Per i pochi che ancora non lo sapessero, si tratta di “alternative” alla visione di contenuti Sky e in generale pay TV. Per mezzo di un abbonamento irrisorio, si ha accesso ad una lista quasi infinita di servizi in streaming/on demand e in diretta che, presi singolarmente, avrebbero un costo nettamente superiore.
Così, le Fiamme Gialle avrebbero notificato ai 6000 abbonati multe dal valore di 1000 euro l’una. Una notizia che giunge poco dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Sky, il quale chiedeva contromisure immediate. Il dirigente del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, Gian Luca Berruto, ha osservato tempo fa che “in caso di pirateria è previsto l’intervento immediato, blocco dei server, identificazione di tutti i clienti e cooperazione giudiziaria internazionale”.
Proprio nella settimana della Champions League, il CEO di Fact, b, ha voluto lanciare l’allarme agli utenti abbonati all’IPTV: “la Champions League è uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo ed è in occasioni come questa che i tifosi sono tentati di guardare le partite attraverso siti di streaming illegali. Tuttavia, questi tifosi potrebbero non essere consapevoli dei pericoli e dei rischi associati allo streaming illegale: conseguenze non solo finanziarie, ma anche legali. Lo streaming illegale è gestito da organizzazioni criminali molto complesse e senza scrupoli, per questo guardare le partite attraverso un abbonamento ufficiale è l’unico modo per evitare non solo di mettere a rischio i propri dati, ma anche di garantire qualità e posti di lavoro”.