Avete mai pensato che una intelligenza artificiale potesse essere in grado di rilevare con efficienza il Covid-19? Con molta probanilità no, ma degli esperti in materia credono che sia possibile. Infatti è nata una IA talmente originale che può aiutarci ad evitare di correre degli inutili rischi. Ma in che modo?
Una IA potrebbe essere utilizzata pure per rilevare l’infezione da Covid-19 nella voce tramite un’applicazione creata appositamente per questo scopo. Lo dicono con sicurezza i ricercatori dell’Università di Maastricht, nei Paesi Bassi, i quali hanno presentato uno studio pochi giorni fa al Congresso internazionale della European Respiratory Society a Barcellona.
Gli esperti ci riferiscono che il modello di intelligenza artificiale usato è più accurato dei test antigenici rapidi, precisamente dell’89% delle volte, ovvero più veloce e facile da sfruttare in ogni caso immaginabile. Ciò vuol dire che non avremo nessuna difficoltà grazie a tale idea, ma ciò non significa mica che dovremo sottovalutarla. Su cos’altro hanno lavorato gli scienziati?
Il team ha impiegato le sue forze anche sui dati dell’app Covid-19 Sounds dell’Università di Cambridge: contiene 893 campioni audio di 4.352 partecipanti sani e malati, dei quali 308 sono risultati positivi al virus. Alle persone veniva chiesto di tossire tre volte, respirare profondamente attraverso la bocca da tre a cinque volte e leggere una breve frase sullo schermo tre volte. Successivamente gli esperti, di tutta risposta, hanno usato una tecnica di analisi vocale chiamata “Spettrogramma Mel” per identificare diversi elementi importanti della voce come il volume, la variazione e la potenza.
Grazie a tale espediente sono giunti ad alcuni risultati notevoli, che come possiamo ipotizzati non verranno scartati per nessuna ragione: “Questi risultati suggeriscono che registrazioni vocali e algoritmi di intelligenza artificiale perfezionati possono potenzialmente raggiungere un’elevata precisione nel determinare quali pazienti hanno l’infezione. Potrebbero essere utilizzati, ad esempio, nei punti di ingresso per grandi assembramenti, consentendo uno screening rapido“.
Riferiamo che non è la prima volta che assistiamo ad una idea del genere; è già successo in Italia, con precisione nell’Università di Ferrara, luogo in cui – ci riferiamo allo stesso esperto di cui abbiamo appena parlato – ha messo a punto un sistema che si basa sempre su colpi di tosse e onde sonore, arrivando così a identificare “la voce” della malattia.
? Fonte: www.ansa.it
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