Gli scienziati si stanno concentrando in queste ultime settimane su un buco nero molto vicino alla Terra, che avrebbe attirato l’attenzione per via di una sua presunta pericolosità
A lavorare sull’analisi incessante dei Buchi Neri, per scoprire altri misteri dell’universo, vi è in particolare un team capitanato da Kareem El-Badry, astrofisico della Harvard Society Fellow, e composto da scienziati ed esperti della Caltech, del Center for Computational Astrophysics, del Weizmann Institute of Science e dell’Observatoire de Paris. Attraverso l’incrocio di dati e l’uso di strumenti all’avanguardia come lo spettrometro ad alta risoluzione Echelle, e il Large Sky Area Multi-Object Fiber Spectroscopic Telescope dell’ESA, sono state esaminate tutte le 168.065 stelle che compongono la Gaia Data Release 3 (GDR3) e che rispondevano ad una precisa caratteristica, ovvero, avere un’orbita da due corpi. Si tratta di una caratteristica peculiare dei buchi neri, ed è emersa in particolare una stella chiamata Gaia DR3 4373465352415301632. «I dati di Gaia – ha detto El-Badry – ci fanno vedere chiaramente un’ellisse, che tratteggia l’orbita attorno al buco nero. La dimensione dell’orbita e la sua durata, inoltre, ci danno indizi importanti sulla massa del buco nero e sulla sua capacità di “risucchiare” ciò che c’è accanto. Abbiamo osservato la stella spettroscopicamente e abbiamo dimostrato il suo compagno è davvero “oscuro”».
Di conseguenza il corpo celeste che si trova accanto a Gaia DR3 è proprio un buco nero a tutti gli effetti, o meglio, il buco nero più vicino alla Terra. Secondo gli addetti ai lavori, tale scoperta implicherebbe il fatto che vi sarebbero diversi buchi neri dormienti nella nostra galassia. Secondo lo studio di cui sopra, nella Via Lattea vi sarebbero circa 100 milioni di buchi neri dormienti, il cui comportamento è sempre lo stesso: “mangiano” la stella vicina per poi brillare della luce del corpo celeste. I buchi neri dormienti sono meno appariscenti in quanto non sono caratterizzati da dischi luminosi, esplosioni di radiazioni o altre caratteristiche peculiari di questi “pianeti”. “Cosa può significare nello specifico? – si domanda Tecnologia.Libero.it – tutto e niente, perché potrebbero tanto essere innocui quanto potenzialmente distruttivi. Solo le prossime osservazioni, infatti, potranno dirci di più”. Staremo a vedere cosa emergerà…
? FONTE: tecnologia.libero.it
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