75 anni fa è esistito il primo bug della storia, difatti non sono apparsi per caso come qualcuno potrebbe pensare. È da quasi un secolo che si studiano i difetti di programmazione di un prodotto elettronico, provando di aggiustarli in maniera definitiva affinché non si ripeta. Però non è sempre così facile come si potrebbe pensare, ed ecco perché studiare i bug partendo dalle origini potrebbe essere una buona idea. Pronti a ripercorrere la storia con noi?
Il nome “bug” non è stato scelto casualmente, anche perché oltre a significare insetto, vuol dire anche difetto. Nel linguaggio informatico parliamo di bug informatico, ovvero un malfunzionamento del software a causa di un dato errato che manda in tilt un sistema preciso.
Il primo errore della storia è stato provocato, per ironia forse, proprio da un insetto, ma nel senso letterale del termine; parliamo di una falena trovata il 9 settembre 1947 all’interno di un computer dell’Università di Harvard. L’insetto era entrato da qualche fessura presente nel grosso macchinario, per poi rimanere intrappolata all’interno creando non pochi problemi.
La vicenda dell’insetto e la dichiarazione di Thomas Edison
A quell’epoca non era così strano che un insetto fosse entrato all’interno di un computer. Gli scienziati dell’università non si preoccuparono e, anzi, cominciarono la prima grande operazione per debuggare il costoso oggetto di Harvard. Si trattava del modello Harvard Mark II che era servito persino durante la seconda guerra mondiale ed era stato messo a punto proprio quell’anno per effettuare i calcoli balistici per le traiettorie dei missili della Marina degli Stati Uniti.
Gli esperti, studiando bene la vicenda, avevano capito che si trattava di una falena solo quando aprirono il computer: l’insetto era rimasto intrappolato nel circuito, e non era chiaro se fosse ancora vivo. Però quello che accadde dopo fu sorprendente: a seguito del ritrovamento venne spiaccicato con una striscia di scotch e incollata al rapporto ufficiale in cui veniva definita “il primo insetto trovato in un computer”. Il documento venne firmato da Grace Hopper, una scienziata del team ovvero una delle prime donne a programmare un computer.
E fatta eccezione per l’episodio del 1947, non è detto che il termine bug derivi esclusivamente dalla falena. Venne utilizzato anche da Thomas Edison nel 1878 in una lettera dove descriveva i difetti di funzionamento dei suoi esperimenti informatici. Il documento iniziava proprio così: “Caro signore, aveva parzialmente ragione, ho trovato un bug nel mio apparato“.
? Fonte: www.corriere.it