Dopo mezzo secolo torniamo sulla Luna: scopriamo i motivi che hanno spinto l’agenzia spaziale NASA a decidere di tornare ad investire in spedizioni che consentiranno di rimettere piede sul suolo del nostro satellite ed il perché di una pausa lunga cinquant’anni.
Dall’Apollo all’Artemis. Con cinquant’anni di pausa tra i due programmi. Ed ora che le nuove missioni sono diventate di pubblico dominio, l’opinione pubblica ha fatto emergere interrogativi sul perché l’umanità torni ora sulla Luna, sul perché abbia deciso di non farlo per mezzo secolo, nonché riguardo a quali siano gli interessi che hanno spinto l’agenzia spaziale della NASA a tornare ad investire su un programma così ambizioso e dispendioso.
Partiamo dunque dal principio, ovvero dal programma Apollo e dal perché, dopo 33 missioni, si decise di interromperlo. Avviato nel 1961 ed interrotto nel 1972, il programma portò un totale di 12 uomini sul suolo lunare. Dopo una fase di ideazione, sviluppo e test durata 8 anni, tra il 20 ed il 21 Luglio 1969 fu la missione Apollo 11 a condurre i primi esseri umani nella storia dell’Umanità su un corpo celeste altro dal pianeta Terra.
A questa missione ne seguirono altre 6 effettive, fino all’Apollo 17, ed altre 3 progettate ma mai realizzate, la 18, la 19 e la 20. Il motivo dell’interruzione è riconducibile principalmente a 3 cause principali: ovvero agli ingenti costi di mantenimento di un programma per il quale il presidente Kennedy previde un investimento di 7 miliardi di dollari, che nelle previsioni però dell’amministratore della NASA James Webb sarebbe stato di almeno 20 e che, in base poi alle cifre dichiarate ufficialmente nel 1973, arrivò ad un totale di 25,4 (pari a circa 200 miliardi di dollari al valore attuale). Inoltre, i risultati raggiunti in termini di indagine astrofisica vennero ritenuti soddisfacenti ed “esauriti”. Ed, infine, nel corso degli anni, anche l’entusiasmo e l’interesse dell’opinione pubblica si affievolirono gradualmente.
Nel corso dei cinquant’anni di interruzione delle “passeggiate lunari” da parte dell’uomo, a più riprese le agenzie spaziali internazionali hanno valutato l’opportunità e l’utilità effettiva di nuovi programmi esplorativi.
Senza, però, mai andare a buon fine, fino ai recenti accordi Artemis (Artemis Accords), tramite i quali l’agenzia spaziale NASA e numerosi partner internazionali e privati hanno sancito i principi e le norme necessarie ad effettuare attività pacifiche e di miglioramento della collaborazione tra tutti i gruppi coinvolti nell’esplorazione di parti del territorio lunare sconosciuto ed inesplorato.
Tutti i partner coinvolti, quindi, hanno concordato di condividere qualsiasi informazione relativa ad ogni progetto sviluppato, con trasparenza, garantendo inter-operabilità attraverso l’adozione di modelli operativi internazionale di tipo standard e fornendo supporto reciproco in caso di necessità.
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