Si troverebbe nei pressi del nucleo terrestre e risulterebbe uno strato assai fitto di diamanti: questa l’ipotesi di un gruppo di ricercatori della Arizona State University, al lavoro per cercare di far luce sui misteri di una delle aree della Terra più inesplorate nella storia della Geofisica, Geochimica e Geologia. Scopriamo i dettagli.
Il nucleo interno del nostro pianeta Terra è da sempre un argomento in grado di accendere gli interessi, le curiosità e le fantasie più sfrenate di geofisici, geochimici, geologi ed appassionati. Lo è stato in ogni tempo ed in ogni luogo, anche per la sua particolarità di essere assai difficilmente esplorabile per via delle elevatissime temperature che “bruciano” al suo interno.
Anche per questo motivo, nel corso dei secoli scienziati e poeti hanno avanzato ipotesi su ipotesi circa la sua composizione e la sua natura geochimica e geofisica, nonché ne hanno decantato il fascino ed il mistero che lo rende uno dei dilemmi più intriganti ed affascinanti – ed ancora irrisolti – della storia dell’Umanità.
Ora però, grazie a studi sul comportamento del nucleo interno della Terra condotti dall’Arizona State University, che si pongono sul solco dei rapporti pubblicati nel 2018 dalla rivista scientifica “Geochemistry, Geophysics, Geosystems”, nonché grazie alla strumentazione di analisi estremamente sofisticata di rilevazione di onde sismiche utilizzata dal gruppo di ricerca, potremmo essere giunti a comprendere cosa caratterizza lo strato compreso tra i 145 ed i 240 chilometri al di sotto della superficie terrestre.
Lo strato su cui i ricercatori si sono concentrati si trova a ridosso dei cosiddetti “cratoni”, ovvero radici di immense sezioni di roccia vicine al centro del nostro pianeta Terra. Ed in quell’area, secondo le ipotesi degli scienziati, potrebbero trovarsi milioni, se non miliardi di diamanti.
Ecco, dunque, che da più parti si sono alzate subito voci che hanno preso in prestito l’ipotesi geofisica avanzata dai ricercatori e, applicandola al commercio ed al mercato, ne hanno immediatamente evidenziato il valore economico che, a loro dire, sarebbe talmente vasto da risultare incalcolabile.
Ma la certezza, come sottolineato dal ricercatore Byeongkwan Ko a guida del gruppo di studio dell’Arizona State University, ancora non l’abbiamo: per esserne sicuri, dovremo attendere ancora lo sviluppo di una tecnologia di campionatura in grado di trasformare le supposizioni avanzate fino ad ora in verità scientifiche.
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