Uno studio pubblicato dalla Deakin University ha esaminato il comportamento di 16 marchi internazionali di alimenti e bevande su TikTok, giungendo a delle considerazione che fanno riflettere specialmente sul condizionamento dei social e lanciano un allarme riguardante l’obesità infantile.
Attraverso l’analisi di oltre 500 video, i ricercatori australiani hanno affermato che le aziende stavano cercando di attirare i giovani utenti dei social media a diventare ambasciatori non ufficiali, spesso attraverso le ormai famigerate challenge che coinvolgono prodotti.
In una campagna globale visualizzata miliardi di volte, le stelle del calcio Lionel Messi e Paul Pogba hanno preso a calci i palloni e si sono lanciati lattine di Pepsi, incoraggiando gli utenti di TikTok a creare video simili, sempre con una Pepsi: pubblicità gratuita bella e buona.
Sul suo sito web, la società di social media ha strombazzato la campagna pubblicitaria definendola “TikTok al suo meglio” e ha affermato di aver attratto “centinaia di migliaia di giovani”. Un altro esempio è dato dagli utenti americani di TikTok, incoraggiati a imparare un ballo, eseguirlo in un ristorante Burger King e condividerlo online per ricevere un hamburger da un dollaro.
In Australia, gli influencer sono stati pagati da McDonald’s per incoraggiare TikTokers a ricreare il “jingle Maccas” per celebrare il 50° anniversario del ristorante nel paese. La professoressa associata della Deakin University Kathryn Backholer ha descritto le campagne di marca come “una strategia incredibilmente insidiosa di TikTok e delle società di marketing di cibo spazzatura“.
E qui che, infatti, entra in gioco l’allarme del cibo spazzatura dilagante sui social, che comporta, secondo lo studio australiano, mal nutrizione e allarme obesità, soprattutto fra i giovani. Le cifre dell’Australian Bureau of Statistics sono molto preoccupanti: il 67% degli adulti australiani sono già o quasi in sovrappeso. E non certo questa la brutta notizia: se si continua su questo trend, la percentuale di obesità aumenterà in maniera esponenziale entro il 2030.
Ecco quindi la richiesta a gran voce della salute pubblica che la pubblicità del cibo spazzatura sia proibita in tv, e sui social. La National Obesity Strategy, sostenuta dal governo federale, indica l’imposizione di un giro di vite sulla pubblicità del junk food, come un importante passo avanti per ridurre l’obesità infantile.
“Le aziende di cibo spazzatura stanno ottenendo un sacco di marketing gratuito per prodotti che sappiamo essere dannosi per la salute dei bambini”. L’eco dell’urlo del dottor Brooks arriva fino in Italia: “I bambini o altri utenti che producono questo marketing – rimarca, sempre in uno stralcio di un’intervista su abc.net – ricevono in cambio poco o nessun beneficio”. O peggio ancora, ingrassano a dismisura: oltre il danno, anche la beffa.
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