Perché il videogioco di Annapurna Interactive sta conquistando tutti? Qual è il motivo di tanto successo? Proviamo a spiegarlo in un breve racconto dell’avventura con protagonista il micio rosso, perso in un mondo cyberpunk abitato da – soli – robot.
Il periodo non è di certo dei più floridi per quanto riguarda l’uscita di videogiochi. E questo potrebbe essere considerato il punto numero uno per il quale Stray sta avendo tanto successo. Ma limitarsi ad una considerazione simile potrebbe, in qualche modo, non dare il giusto merito ad una produzione partita dal basso – o meglio, dai bassifondi! – e che, in pochissimo tempo, sta conquistando pubblico e critica. Parliamo dell’ultima fatica dello studio indie Annapurna Interactive, che ci mette nei panni di un gatto.
I gatti conquisteranno il mondo
Un’altra freccia all’arco di Stray è sicuramente il suo protagonista. Esistono pochi giochi nei quali siamo chiamati ad impersonare un animale, nella fattispecie un gatto. Com’era? I gatti conquisteranno il mondo? Di certo l’appeal che gli amici a quattro zampe hanno sul pubblico è un altro grande tema da sviscerare quando si parla del successo di Stray. Gli sviluppatori hanno saputo cogliere l’essenza felina dei gatti e trasportarla in un corpo poligonale finemente costruito, per risultare quanto più realistico. Tanto che è nato un profilo Twitter chiamato @catswatchstray (che conta in questo momento 37 mila follower) nel quale vengono condivisi video di gatti paralizzati di fronte al titolo. Qualcosa vorrà pur dire, o no?
Cyberpunk, cyberpunk ovunque
Quella di Stray è un’avventura silente, nella quale, con indosso i panni di un gattino, saremo chiamati a emergere dai bassifondi, alla ricerca della perduta libertà. Il tutto mescolato ad un mondo cyberpunk, dai toni cupi, contrastati dai coloratissimi e immancabili neon. Ecco, il cyberpunk potrebbe essere un’altra componente meritevole nel giudizio – mediamente positivo – dato a Stray da pubblico e critici. Sulla linea di un Cyberpunk 2077, Stray strizza l’occhio agli amanti del genere, proponendo luci al neon, silicio, tecnologia e chi più ne ha più ne metta.
Cosa non ci ha convinto appieno
Tra i difetti di una produzione “mignon”, se paragonata ai tripla A di Ubisoft e Sony, vi è un livello di sfida non dei più appaganti. Gli enigmi, seppur numerosi, sono spesso e volentieri elementari. Quasi a voler dire che l’esperienza di gioco deve essere a tutti i costi rilassata, come un gattino che fa le fusa mentre fuori diluvia, accoccolato di fianco al suo padrone. Sempre tra i proverbiali “Talloni d’Achille”, troviamo – in parte – una longevità appena sufficiente, che vi porterà ai titoli di coda dopo circa sei ore di gioco. Ma ricordiamo sempre di cosa stiamo parlando: un titolo indie che ha metaforicamente scavalcato la barricata che lo separa dalle grandissime produzioni, e che può giocarsela con queste ultime. Mica male!