La NASA raccoglie e diffonde un’immagine di sbalorditivi raggi X che emergono dalla superficie solare come emissioni ad alta energia: é merito del NuSTAR, il Nuclear Spectroscopic Telescope Array, un telescopio che permette di osservare la nostra Stella Madre in maniera assai approfondita.
Si tratta di stupefacenti raggi X generati da gas solare che supera la temperatura di 3 milioni di gradi (è possibile anche solo immaginare temperature simili?!), scoperti presso il Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, grazie al telescopio NuSTAR che, proprio quest’anno, festeggia i 10 anni di attività spaziale.
Il progetto SDO è attivo dal 2010 e si concentra proprio sulla nostra Stella Madre, per comprendere l’influenza che esercita sul Pianeta Terra e sul suo spazio di pertinenza, oltre a studiare approfonditamente fenomeni relativi alla sua atmosfera ed al suo campo magnetico.
L’immagine è assai significativa perché ci consente di comprendere dettagli importantissimi circa l’energia esercitata in ambito atomico e subatomico, che l’astrofisica misura in Elettronvolt, ed i bagliori immortalati dallo scatto del telescopio risultano raggi X ad alta energia.
Le caratteristiche dei bagliori rilevati dal NuSTAR
L’immagine della NASA mostra diverse tonalità di colore relative ai raggi X ad alta energia emersi dalla superficie solare: le tonalità verdi rappresentano campi di energia compresi tra i 2 ed i 3 KiloElettronvolt, mentre le tonalità blu tra i 3 ed i 5 kiloElettronvolt. Le tonalità “calde” e rosse mostrate in foto, invece, evidenziano il materiale presente nell’atmosfera del Sole a basse temperature.
“Gli indizi sui meccanismi di riscaldamento atmosferico del Sole – ha riportato la NASA attraverso un comunicato ufficiale presente anche sul sito web dell’Agenzia – provengono da immagini NuSTAR come questa e fanno luce su nanoflare e microflare solari come improvvise esplosioni di energia che potrebbero ingenerare un surriscaldamento insolito”.
Nanoflare e microflare sono eventi di surriscaldamenti episodici ed improvvisi, di entità relativamente ridotta, che si verificano nell’area solare definita “corona”, ovvero l’atmosfera esterna del Sole. La speranza degli astrofisici coinvolti negli studi è che proprio l’analisi approfondita di questi eventi riesca a spiegare perché l’atmosfera esterna del Sole sia “bollente”, un mistero chiamato “problema di riscaldamento coronale” ancora da chiarire.
FONTE: tecnologia.libero.it