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Google in Cina costretto a fare opera di censura direttamente dal Governo: il fatto

Ci risiamo. Di nuovo quella censura che quando si parla di Cina, fin troppo spesso, è la regola e non un’eccezionale. Ha creato un vero e proprio vespaio di polemiche, soprattutto sui social, l’incredibile storia di Mitu, nome col quale si fa chiamare una presunta scrittrice cinese, riguardo a un’altra altrettanto presunta supposizione che il Google Docs cinese spia e censura i testi prima della loro pubblicazione.

Google – Adobe Stock

Lo sviluppatore di software cinese Kingsoft Corp sta affrontando una crisi di fiducia dopo essere stato accusato di aver escluso una scrittrice dal suo stesso lavoro scritto nel software di elaborazione testi WPS per contenuti sensibili. Una pratica negata dall’azienda, ma sono in molti quelli che non ci credono.

Dopo aver fatto tendenza sui social media, il problema ha attirato l’attenzione dei media statali e altri utenti si sono fatti avanti con le proprie esperienze sulla censura cinese, consistente dal blocco dei propri file. Al centro del problema c’è la piattaforma cloud WPS, che come Microsoft 365 consente agli utenti di lavorare con i file archiviati sui server aziendali o localmente tramite programmi desktop.

Esistono altre Mitu a livello globale?

Google – Adobe Stock

La scrittrice, che si fa chiamare Mitu, ha affermato di non essere stata in grado di accedere al suo documento non pubblicato di 1,3 milioni di caratteri né dal cloud né dal client WPS desktop, dicendole che “il file potrebbe contenere contenuti sensibili e l’accesso è stato disabilitato”. Potrebbe ancora essere aperto con altri strumenti, inclusi Microsoft Word e Tencent Docs.

WPS ha risposto alla controversia in un post sulla piattaforma di microblogging Weibo, mercoledì scorso, dicendo che “è obbligata a rivedere tutti i contenuti distribuiti attraverso la sua piattaforma” in conformità con la legge sulla sicurezza informatica e le misure di gestione dei servizi di informazione su Internet, tra le altre leggi. L’azienda ha anche sottolineato che “non censura, blocca o elimina i file locali degli utenti“.

La risposta finora non ha attenuato le critiche, che sono cresciute da quando Mitu ha condiviso per la prima volta l’incidente alla fine di giugno attraverso post su Lkong, un forum di letteratura online, e la popolare piattaforma sociale di lifestyle Xiaohongshu. Chiaramente tutto ciò è diventato virale, trasformatosi in tendenza doopo che un’influencer ha fatto esplodere la notizia via social.

Nei suoi post, Mitu ha detto che alla fine ha segnalato il problema a WPS, che si è scusata e ha ripristinato l’accesso entro due giorni. Tutto è bene quello che finisce bene, ma la domanda sorge spontanea: esistono altre Mitu a livello globale?

FONTE

Antonino Gallo

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