La privacy continua ad essere un nodo scoperto. La UE è scesa in campo con nuove normative, ma i colossi High Tech continuano a restare nell’occhio del ciclone. Al centro dell’attenzione ci sono sempre i dati sensibili degli utenti.
Amazon e Ring hanno un modulo da fornire alla autorità in modo tale che queste possano ottenere i miei dati senza autorizzazione o mandato. Lo rivelano all’unisono The Verge e Arstechnica. Per qualcuno un vero e proprio atto di tradimento.
Innanzitutto, dopo tante smentite, il colosso di Seattle ha ammesso di aver fornito i dati sensibili degli utenti alla polizia, con Ring, senza il loro consenso. Già 11 volte in questo 2022. E questa di per sé è una signore notizia, viste le recenti e molteplici negazioni da parte dell’e-commerce numero uno al mondo. Non solo.
Amazon Ring, l’accusa è di… “alto tradimento”
Più di 10 milioni di persone si affidano ai campanelli video Ring per monitorare ciò che sta accadendo direttamente fuori dalle porte d’ingresso delle loro case. La popolarità della tecnologia ha sollevato una domanda che riguarda i sostenitori della privacy: la polizia dovrebbe avere accesso alle registrazioni dei campanelli video Ring senza prima ottenere il consenso dell’utente?
Ring ha recentemente rivelato quanto spesso la risposta a questa domanda è stata sì. La società Amazon ha risposto a un’indagine del senatore statunitense Ed Markey (D-Mass.), confermando che ci sono stati 11 casi nel 2022 in cui Ring ha rispettato le richieste di “emergenza” della polizia.
Il tradimento va oltre la semplice segnalazione di dati sensibili senza consenso. Amazon Ring ha consegnato registrazioni private, inclusi video e audio, senza far sapere agli utenti che la polizia aveva accesso e potenzialmente scaricato ai loro dati. E tutto questo non può che sollevare molte preoccupazioni sulla maggiore dipendenza della polizia dalla sorveglianza privata, una pratica che non è stata regolamentata da tempo.
Ring si difende affermando che “risponderà immediatamente solo alle richieste urgenti di informazioni delle forze dell’ordine in casi che comportano un imminente pericolo di morte o gravi lesioni fisiche per qualsiasi persona“.
La sua politica consiste nell’esaminare qualsiasi richiesta di assistenza da parte della polizia, quindi “determinare in buona fede se la richiesta soddisfa il noto standard, basato sulla legge federale, che esiste un pericolo imminente di morte o di gravi lesioni fisiche per qualsiasi persona che richieda divulgazione di informazioni senza indugio“.
Frasi dal sapore di un palliativo, e non fa nulla che questa pratica interessa soltanto gli Stati Uniti, per il momento, perché non può decidere arbitrariamente Ring a rilasciare dati sensibili e quant’altro alle autorità.
“Ci saranno sempre situazioni in cui potrebbe essere opportuno per la sicurezza pubblica essere in grado di aggirare alcune delle solite infrastrutture e poter ottenere filmati molto rapidamente“. Così Matthew Guariglia, analista politico per Electronic Frontier Foundation, un’organizzazione no profit dedicata alla protezione delle libertà civili online, su ArsTechinica. “Ma il problema è che le persone che stanno decidendo cosa costituisce le circostanze urgenti e cosa costituisce il tipo di emergenza, tutte queste importantissime tutele, sono Ring e la polizia, entrambi, per quanto ne so, non hanno una grande reputazione quando si tratta di decidere quando è opportuno acquisire i dati di una persona”. Alto tradimento, l’accusa ad Amazon è inequivocabile.