Sapevate dell’esistenza di un imbroglio di questo calibro? Con molta probabilità la risposta sarà la seguente: no. Parliamo di un raggiro veramente diverso da tutti quelli che potremmo conoscere, e che sfrutta la possibilità di ricevere un compenso dando in cambio qualcosa. Detto così potrebbe sembrare una trattativa come tutte le altre, ma la realtà è ben diversa dal modo con cui l’abbiamo presentata: perché?
Ultimamente AGCOM, dopo alcune analisi, è intervenuta personalmente per valutare quelle che potrebbero essere le applicazioni “Cash For SMS”, che altro non sono che delle vere e proprie possibilità per permettere ai cittadini privati, titolari di contratti di telefonia mobile, di cedere gli SMS non utilizzati in cambio di un compenso. Pare che sia conveniente, vero? Non proprio a dirla tutta.
Le autorità, dopo aver svolto un’attenta attività di vigilanza, ha chiuso le applicazioni “Cash4Sms”, “SimCash Io”, “Coinbox” e “SmsCashback” in quanto le osservazioni condotte in merito hanno evidenziato che “tali applicazioni, riconducibili a società prive di un titolo abilitativo per fornire servizi di comunicazione elettronica in Italia, consentono agli utenti finali di servizi mobili e personali di cedere, dietro compenso, gli sms non utilizzati nell’ambito delle offerte sottoscritte con i rispettivi operatori. Tali quantitativi di sms sono poi utilizzati dalle medesime società per servizi di messaggistica aziendale che le stesse forniscono con modalità non conformi alla legislazione vigente, nonché alle delibere dell’Autorità”.
Il motivo per cui, le forze dell’ordine, hanno subito sospeso questo raggiro
Queste informazioni dettagliate possono essere tranquillamente lette nell’avviso pubblicato da AGCOM, il quale ha disposto il blocco delle applicazioni attraverso l’inibizione dell’accesso agli indirizzi URL ed IP dei rispettivi siti web proprietari. Così facendo nessuno avrà più la possibilità di poter vendere gli SMS, come anche di guadagnare soldi illegalmente.
Alla base di questa decisione è chiaro che ci sia un motivo preciso: le applicazioni prese in carica, riconducibili ad attività prive di un titolo abitativo, giravano il quantitativo di SMS venduti dagli utenti a società che gestiscono app per fornire servizi di messaggistica aziendale. Tutto ciò non poteva essere permesso, ragione per la quale sono dovuti intervenire immediatamente. Che queste applicazioni rappresentino soltanto una parte di alcune che già esistono? Può darsi, ma è ancora da scoprire in fin dei conti.
? Fonte: www.tech.everyeye.it