Per un medico, identificare l’etnia di provenienza di un essere umano attraverso i raggi X è un compito impossibile: ora, però, giunge in aiuto la tecnologia del deep learning che, insieme all’intelligenza artificiale, risulta in grado di raggiungere fino al 90% di precisione nell’analisi di riconoscimento attraverso semplici scansioni di gruppi di immagini.
Il risultato era inaspettato ed ha stupito anche gli scienziati: quando diverse centinaia di migliaia di immagini a raggi X sono state affidate all’intelligenza artificiale utilizzata presso il laboratorio di un gruppo di ricerca del MIT di Boston, è emerso che la possibilità di identificare l’etnia dei pazienti, anche quando le immagini non contengono questo tipo di informazioni “in superficie”, sia assai elevata ed anche in forme di approssimazione estremamente precise.
Come riportato nello studio “Il riconoscimento attraverso l’intelligenza artificiale dell’etnia del paziente tramite l’imaging medico: uno studio di modellizzazione”, pubblicato sul “Lancet Digital Health” lo scorso 11 Maggio, la scoperta suggerisce che l’intelligenza artificiale “può prevedere con precisione l’etnia umana auto-riferita, anche da immagini mediche danneggiate, ritagliate e rumorose, quando spesso gli esperti clinici non possono”.
Come riportato dal co-autore dello studio, il professore Marzyeh Ghassemi del MIT, “questi risultati inizialmente ci hanno confuso, perché i membri del nostro team di ricerca non potevano nemmeno avvicinarsi ad una simile approssimazione dell’etnia di provenienza”.
Gli entusiasmi e le preoccupazioni relative alla ricerca
Il fatto che l’intelligenza artificiale sia giunta a risultati assai oltre le aspettative dei ricercatori, ha destato non solo entusiasmi, ma anche numerose preoccupazioni e perplessità.
“Pensiamo che gli algoritmi – ha affermato il coautore dell’articolo Leo Anthony Celi, ricercatore principale presso l’IMES al MIT e professore associato di medicina presso la Harvard Medical School – guardino solo ai segni vitali o ai test di laboratorio. Ma è possibile che stiano anche guardando la tua razza, etnia, sesso, […] anche se tutte queste informazioni sono nascoste”.
Questo, secondo i ricercatori, potrebbe senz’altro ampliare lo spettro di conoscenze riguardo all’identità dei pazienti, ma al contempo “amplificare le disparità e le disuguaglianze esistenti”, ancora secondo il dottor Celi.
Ed ha concluso: “Questo documento dovrebbe farci fermare e riconsiderare veramente se siamo pronti ad includere l’IA tra le modalità di cura dei pazienti”.