Cina a tutto Bitcoin: torna ad essere la prima al mondo nonostante il ban

Nonostante il decreto di Pechino condanni categoricamente l’utilizzo delle criptovalute, la loro produzione non cessa minimamente. Questo, ovviamente, continua a provocare dei danni non indifferenti e che pare stiano portando dei disagi in tutto il paese. Cosa hanno continuato a fare i miner?

Cina a tutto Bitcoin: torna ad essere la prima al mondo nonostante il ban
Ci vorrà sicuramente un tipo di restrizione migliore per tenere a bada la Cina – Computermagazine.it

Il divieto che avrebbe dovuto fermare il mining non è stato sufficiente, Infatti, come viene spiegato dal CCAF, acronimo di Cambridge Centre for Alternative Finance, dell’Università di Cambridge, nel quale viene analizzato il livello di potenza dei computer impiegato nel mondo per il mining e come questo sia distribuito tra le varie aree del pianeta, le criptovalute vengono generate di continuo e senza alcuna sosta.

I dati presi in considerazione hanno analizzato l’attuale livello di hashrate, che qualche mese fa aveva raggiunto un massimo di ben 248,11 Exahash al secondo, continuando a crescere sempre di più con il passare del tempo. Sembra che di fosse fermato a giugno durante il raggiungimento del punto più basso di potenza d’estrazione della rete globale, croplata ad appena 57,47 Exahash al secondo.

L’infermabile Cina alle prese con i Bitcoin

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I Bitcoin, in Cina, sono molto gettonati dai miner come possiamo vedere – Computermagazine.it

Ed è qui che ci ricolleghiamo alla Cina, la cui assenza da questo settore aveva avuto un impatto molto evidente su tutto il network. La sua scomparsa, come è possibile immaginare, ha danneggiato il mercato delle criptovalute visto e considerato che era fra le maggiori produttrici della rete Bitcoin, e mettendo in mezzo la potenza perduta – largamente recuperata già a dicembre dello scorso anni – ovviamente ne aveva risentito pesantemente.

Ma la situazione non sembra essersi sistemata, perché pare che il rapporto del CCAF riveli il colosso asiatico non ci abbia messo molto a tornare in attività, dal momento che allo stato attuale risulta essere nuovamente il secondo Paese al mondo in termini di hashrate. Tuttavia detengono il primato gli Stati Uniti, con il 37,84% della potenza complessiva, seguiti dalla Cina (21,11%), dal Kazakistan (13,22%), dal Canada (6,48%) e dalla Russia (4,66%).

Ma come hanno fatto a tornare a minare senza alcuna difficoltà? Probabilmente con delle iniziative illegali che hanno reso possibile aggirare i divieti nazionali, tra cui l’accesso ad una vera e propria rete elettrica secondaria, specialmente con quella basata sulle centrali idroelettriche delle zone più rurali e non connesse alla rete principale, e l’uso di proxy locali che sembrano assicurare un buon livello di anonimato.

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