L’EU mette taglia su Roja Ignatova, fondatrice di OneCoin e autrice di una delle truffe più grandi di sempre

Se la fiducia nei confronti delle criptovalute è piuttosto scarsa, evidentemente c’è un motivo. Anzi ce ne sono molti. In primis, tutto ciò che riguarda l’esborso di denaro, soprattutto se si tratta di farlo con una valuta del tutto neonata e non convenzionale, fa paura.

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OneCoin Building – Adobe Stock

E fa paura l’incognito, l’idea di doversi (o potersi) affidare a persone che operano con sistemi monetari di nuova generazione ma totalmente al di fuori delle regolamentazioni internazionali, e di investire i propri soldi in qualcosa che potrebbe, come potrebbe non, dare i suoi frutti.

In ultimo, ma non meno importante, c’è la questione truffe. Tralasciando Bitcoin e Ether, le due criptovalute più conosciute e forti al mondo, che in alcuni Paesi sono anche state già regolamentate, altre criptovalute (non tutte per fortuna) sono state utilizzate dai loro fondatori per frodare le persone che hanno deciso di fidarsi e di investire. Come nel caso di One Coin.

La cryptoqueen è una delle persone più ricercate dalle forze dell’ordine europee

Ruja Ignatova 20220513 cmag
Ruja Ignatova – Computermagazine.it

OneCoin è un cosiddetto “schema Ponzi” promosso come criptovaluta dalle società offshore con sede in Bulgaria OneCoin Ltd e OneLife Network Ltd, entrambe fondate da Ruja Ignatova in concerto con Sebastian Greenwood.

La Ignatova, a seguito di questa maxi truffa, è stata inserita nelle liste dei criminali più ricercati dalle forze dell’ordine europee ed è stata anche soprannominata “cryptoqueen”. Ruja Ignatova «è sospettata di aver spinto gli investitori di tutto il mondo a investire in questa “valuta” in realtà senza valore». Così è stata definita da Europol sul suo sito ufficiale, dove è stato anche annunciata una ricompensa di 5.000 euro (5.217 dollari) per le informazioni che porteranno all’arresto della 41enne Ignatova.

Ruja Ignatova ha fondato OneCoin nel 2014 con l’intenzione di “affondare il Bitcoin”, e sfruttando l’ondata di crescita di Bitcoin la Ignatova ha convinto gli investitori a versare milioni di dollari promettendo guadagni ai livelli di Bitcoin, già nel 2015 molto alto nel valore unitario, potendo così lasciare il proprio lavoro e vivere di rendita.

Peccato che non si trattasse veramente di un sistema di investimento ad alto rendimento ma di un sistema piramidale conosciuto come Schema Ponzi: questo schema è un modello economico di vendita truffaldino ideato da Charles Ponzi (1882-1949), che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa.

Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie[9]. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi “investiti” non danno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse. La diffusione della truffa spesso diventa di tale portata da renderla palese, portando alla sua interruzione da parte delle autorità.

Secondo quanto è stato riportato da alcuni pubblici ministeri ad un tribunale Usa nel 2019, nel biennio 2014-2016 OneCoin avrebbe reclutato oltre 3 milioni di membri in tutto il mondo, generando 3,4 milioni di euro di entrate. La Ignatova ha guidato OneCoin dalla sua fondazione nel 2014 fino al 2017, quando è sparita senza lasciare traccia.

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