Il passato di Marte resta decisamente misterioso ma forse, nelle ultime ore, qualche dettaglio in più sulle origini dell’affascinante Pianeta Rosso, da sempre al centro della narrativa ma anche delle pellicole hollywoodiane, potrebbe essere emerso.
La chiave, come riporta Hdblog.it, potrebbe essere l’gnimbrite, ovvero, un tipo di roccia che come suggerisce lo stesso nome, (Ignis significa fuoco in latino), trae origini dalla cenere, dalla pomice nonché dai flussi piroclastici generati da potenti eruzioni vulcaniche. Al momento il rover dell’agenzia spaziale degli Stati Uniti, Perseverance, si sta avventurando presso la regione di Nili Fossae, e in quella zona di Marte vi sono rocce basali ricche di minerale vulcanico, leggasi l’olivina. Lo stesso substrato, scrive inoltre Hdblog.it, è stato rinvenuto anche presso il cratere Gusev dal rover Spirit, rimasto operativo fino al 2010.
MARTE, UNA NUOVA IPOTESI SULLE SUE ORIGINI: ECCO CHE COSA SI E’ SCOPERTO
Partendo da queste analisi si è cercato di capire l’origine di questo substrato roccioso, e le discussioni vanno avanti da circa 20 anni. Ma ora, grazie al team di studiosi guidato da Steve Ruff della School of Earth and Space Exploration dell’Arizona State University, si è forse arrivati ad una conclusione che potrebbe dare un’importante svolta alla questione riguardante le origini di Marte. Gli scienziati, confrontando le immagini raccolte dai rover con quelle delle rocce terrestri, hanno scoperto che vi è una forte similitudine fra i campioni marziani e le rocce vulcaniche presenti sul nostro pianeta chiamate appunto ignimbriti. “Nessuno – commenta Steve Ruff – aveva precedentemente suggerito gli ignimbriti come spiegazione del substrato roccioso ricco di olivina su Marte. Ed è possibile che sia proprio questo il tipo di roccia su cui il rover Perseverance si è mosso e che ha esaminato nell’ultimo anno”.
Grazie all’identificazione dell’ignimbrite si può avere un quadro più dettagliato, indicando quindi il passato di Marte come caratterizzato da numerose eruzioni, e soprattutto ben più catastrofiche rispetto a quanto ipotizzato fino ad ora, molto simili tra l’altro a quelle che hanno dato origine alla Terra. “Immaginate – spiega a riguardo ancora l’autore di questo interessante studio – una nuvola avvolgente di gas caldi e cenere e pomice quasi fuse che scorrono attraverso il paesaggio per dozzine di miglia e si accumulano in strati spessi fino a centinaia di piedi in pochi giorni”. In ogni caso per avere la certezza della presenza di ignimbrite su Marte, gli scienziati dovranno studiare le rocce in un laboratorio terrestre, e ciò sarà possibile solo quando si verificherà la missione Mars Sample Return, il cui obiettivo è appunto quello di riportare sulla Terra i campioni di rocce prelevati sul suolo marziano da Perseverance.