Forse è la svolta per quanto riguarda lo smaltimento della plastica: è stato infatti recentemente scoperto un enzima in grado di digerire la stessa nel giro di brevissimo tempo.
Come è ben noto, la plastica è stata messa al bando a livello mondiale, proprio per la sua enorme capacità di durata: in poche parole, ci vogliono anni affinchè si degradi, con tutto ciò che ne consegue, ma forse di qui a breve le cose potrebbero decisamente cambiare. Come ricorda Hdblog.it, l’idea di “mangiarsi” la plastica attraverso un catalizzatore risale a sei anni fa, precisamente al 2016, quando un gruppo di ricercatori giapponesi scoprì appunto un batterio che si cibava di enzimi per decomporre il polietilene tereftalato, meglio conosciuto come PET, nel giro di breve tempo, precisamente di qualche settimana.
PLASTICA, SCOPERTO UN SUPER ENZIMA IN GRADO DI “DISTRUGGERLA” IN SOLE 24 ORE
Si trattava di un risultato eccezionale, anche perchè normalmente occorrono fino a cento anni per degradare la resina: il PET, se da una parte è vantaggioso in quanto dotato di caratteristiche particolari antiusura e di resistenza al degrado, dall’altra, le stesse sue qualità sono un grave rischio per l’ambiente. Nel corso di questi sei anni le ricerche sul catalizzatore sono continuate e soprattutto si sono progredite, arrivando a scoprire qualcosa di ancora più incredibile.
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Attraverso un recente studio pubblicato sull’autorevole rivista Nature, un team team dell’Università del Texas, è partito dalla ricerca sugli enzimi, applicando poi la stessa al machine learning. Fino ad oggi il catalizzatore scoperto dai giapponesi non ha trovato applicazione sul campo in quanto incapace di agire a basse temperature e con valori di pH diversi fra loro. Gli americani hanno quindi cercato di superare queste criticità, mettendo a punto un modello in grado di prevedere “quali mutazioni di un enzima PETase gli avrebbero consentito di andare oltre i limiti”, scrive Hdblog.it.
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Si è così creato il PETase FAST, acronimo di Funzionale, Attivo, Stabile e Tollerante, enzina capace di scomporre la plastica a temperature comprese fra i 30 e 50 gradi, e con un’ampia gamma di valori di pH. L’enzima è stato inoltre velocissimo visto che in alcuni casi è stato in grado di degradare il PET in sole 24 ore. “Quando si considerano applicazioni per la pulizia dell’ambiente è necessario avere un enzima che funzioni nell’ambiente a temperatura ambiente – le parole di Han Alper, autore dello studio. – Questo requisito è il motivo per cui la nostra tecnologia in futuro avrà un vantaggio enorme. […] Le possibilità garantite da questo processo per il riciclaggio all’avanguardia sono infinite in tutti i settori. Oltre a quello, ovvio, della gestione dei rifiuti, offre alle aziende di ogni settore la possibilità di riciclare i loro prodotti. Attraverso l’approccio sostenibile offerto da questo tipo di enzimi, possiamo iniziare a immaginare l’avvio di una vera economia circolare per la plastica”.