La Luna è notoriamente caratterizzata da due facce: quella nota, che “guarda” verso la Terra, e quella oscura, il cosiddetto “dark side of the moon”. Sono famosi per essere completamente diversi, e forse questo mistero, che dura dai tempi delle missioni Apollo, potrebbe essere finalmente risolto.
Nelle scorse ore sono state pubblicate delle simulazioni sulla rivista Science Advances realizzate dai ricercatori della Brown University, in collaborazione con la Purdue University, il Lunar and Planetary Science Laboratory in Arizona, la Stanford University e il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. Un primo sguardo alla superficie lontana si ebbe nel 1959, quando la sonda sovietica Luna 3 mostrò appunto al mondo intero come si palesava il “dark side”, decisamente più scuro, aspro e caratterizzato da migliaia di crateri. Per più di 60 anni gli scienziati hanno quindi cercato di capire come mai questo lato della Luna fosse completamente differente rispetto al lato visibile, e forse siamo di fronte alla risoluzione del mistero.
NASA, SVELATO IL MISTERO DELLE DUE FACCE? LE RISPOSTE DA UN NUOVO INTERESSANTE STUDIO
“La risposta, secondo il nuovo studio – scrive il sito di RaiNews – si troverebbe proprio in quelle sfumature che vediamo se alziamo lo sguardo verso il nostro satellite e che sono il risultato di una antica attività vulcanica”. Nel dettaglio, a svelare il mistero sarebbe il modo in cui si è formato il bacino Polo Sud-Aitken (SPA), ovvero, quello che è il più grande e antico cratere meteoritico lunare. La sua creazione è un evento determinante nell’evoluzione della Luna, e attraverso delle simulazioni al computer di quanto potrebbe essere accaduto miliardi di anni fa, prima che la superficie lunare fosse interessata da attività vulcanica, si è scoperto che “il riscaldamento irradiato dall’impatto sul mantello lunare può aver creato le condizioni per la formazione della straordinaria asimmetria”.
Stando a tale studio, l’impatto che ha dato vita ad SPA, avrebbe creato un enorme pennacchio di calore che si sarebbe poi propagato all’interno della stessa Luna. Lo stesso pennacchio avrebbe poi portato alcuni materiali sul lato visibile del nostro satellite, e a sua volta quella concentrazione di elementi avrebbe contribuito al vulcanismo che ha creato le pianure di lava sulla faccia più vicina. Matt Jones della Brown University, ha aggiunto: “Sappiamo che grandi impatti come quello che ha formato SPA possono creare molto calore. La domanda è come quel calore abbia influenzato le dinamiche interne della Luna. Quello che dimostriamo è che in qualsiasi condizione si sia formato SPA, si sarebbe comunque determinata questa concentrazione di elementi che producono calore sul lato vicino. Quello che pensiamo è che ciò abbia contribuito allo scioglimento del mantello che ha prodotto i flussi di lava che vediamo in superficie”.