Che ci sia qualcosa là fuori, oltre il nostro cosmo, è praticamente certo. C’è da capire magari cosa c’è, per questo una ricerca sugli alieni si sta concentrando su un codice binario per lo sviluppo degli studi sulla vita extra terrestre. Gli scienziati della NASA sono a buon punto per riuscirci.
Con lo smantellamento di Arecibo, c’è bisogno di altri radiotelescopi, individuati nell’Allen Telescope Array negli States (in California) e nel Five-Hundred-Meter Aperture Spherical Radio Telescope (Fast) in Cina, gestito dall’Accademia locale delle Scienze.
Il problema, comunque, resta: entrambe le istallazioni possono per ricevere messaggi e non per inviarli, per questo la Ricerca Aliena sta studiando il lavoro di adeguamento e l’installazione di nuove antenne in grado di “chiamare” gli E.T.
Mezzo secolo di progressi tecnologici: ora il nuovo messaggio in codice binario: “Ehi, noi siamo qui”
Il nuovo messaggio in codice binario è stato sviluppato tramite un aggiornamento per la trasmissione agli extraterrestri intelligenze presenti nella Via Lattea. Questo nuovo messaggio proposto include matematica di base e concetti fisici per stabilire un mezzo di comunicazione universale seguito da informazioni sulla composizione biochimica della vita sulla Terra, la posizione datata dal sistema solare nella Via Lattea relativa a noti ammassi globulari, nonché rappresentazioni digitalizzate del Sistema Solare, compresa la superficie terrestre.
Il messaggio si conclude con le immagini digitalizzate della forma umana, insieme a un invito a rispondere a tutte le intelligenze riceventi. Il calcolo del timing ottimale durante l’anno solare è specificato per la potenziale trasmissione futura, sia dall’Aperture Spherical radio Telescope in Cina e Allen Telescope Array del SETI Institute nella California settentrionale.
Gli scienziati hanno individuato una regione selezionata nella Via Lattea identificata come la parte con la più alta probabilità di vita extraterrestre esistente. Questi nuovi potenti fari saranno gli eredi dell’Osservatorio di Arecibo, noto anche come National Astronomy and Ionosphere Center (NAIC), in precedenza Arecibo Ionosphere Observatory, a Porto Rico, in fase di smantellamento, è stato il primo a inviare messaggi nel lontano 1974. Ma come?
Ampliando quel segnale con numeri, mappe, una struttura a doppia elica del Dna, gli esseri umani riprodotti in un disegno, insieme alle coordinate del Sistema Solare e alle frequenze radio per inviare un’eventuale risposta. Dopo quasi mezzo secolo è ora di rinnovare il messaggio destinato a ET dagli abitanti della Terra.
Dopo praticamente mezzo secolo di progressi tecnologici, i ricercatori della NASA hanno aggiornato quel messaggio in uno studio preliminare pubblicato sul server di prestampa arXiv. “Vogliamo inviare un messaggio in una bottiglia nell’oceano cosmico, per dire: ‘Ehi, siamo qui‘”. Parola dell’astrofisico del Jet Propulsion Laboratory, Jonathan Jiang, autore dello studio, in un’intervista a WordsSideKick.com.