Nelle ultime ore è stata fatta una scoperta che forse potrebbe sconvolgere tutto ciò che abbiamo scoperto fino ad oggi in merito alla Via Lattea. Come scrive il sito dell’agenzia di stampa italiana, Ansa.it, c’è una parte della Via Lattea che sarebbe molto più antica rispetto a quanto previsto.
Nel dettaglio si tratta della zona nota come “disco spesso” e che si sarebbe iniziata a formare ben 13 miliardi di anni fa. In poche parole, sarebbe più vecchia di ben due miliardi di anni rispetto a quanto scoperto fino ad oggi, e solamente 0.8 miliardi di anni dopo il famoso Big Bang, l’evento “esplosivo” che avrebbe generato tutto, Terra compresa.
VIA LATTEA, INCREDIBILE SCOPERTA SULLE ORIGINI: I DETTAGLI
A dimostrare questa incredibile scoperta sarebbero i dati raccolti durante la missione Gaia da parte dell’Agenzia spaziale europea (Esa), e in seguito analizzati da Maosheng Xiang e Hans-Walter Rix dell’Istituto Max Planck per l’astronomia ad Heidelberg, in Germania. Lo studio in questione è stato in seguito pubblicato sull’autorevole rivista Nature, e i ricercatori hanno deciso di analizzare le regioni del “disco spesso”, concentrando la propria attenzione in particolare sulle stelle cosiddette “sub giganti”, ovvero, stelle in cui l’energia non viene più generata nel nucleo ma in un guscio attorno al nucleo stesso. “Siccome questa fase evolutiva è relativamente breve – scrive a riguardo l’Ansa – permette di determinarne l’età delle stelle con grande precisione”. I ricercatori hanno svolto un lavoro certosino, analizzando più di 250mila stelle, e in tal modo hanno potuto ricostruire la tempistica della formazione della Via Lattea, che sarebbe avvenuta in due distinte fasi.
La prima, più antica, è quella che risalirebbe a 0.8 miliardi di anni dopo il Big Bang, e in cui il disco spesso avrebbe iniziato a produrre delle stelle. Nel contempo sarebbe iniziata anche la formazione delle parti più interne della stessa via Lattea, processo che sarebbe accelerato circa due miliardi di anni dopo, a seguito della fusione di una galassia nana con la stessa Via Lattea, “riempiendone l’alone di stelle – riporta Ansa.it – e inducendo il nascente disco spesso a formare gran parte delle sue stelle”. In una seconda fase si sarebbe poi formato il disco sottile. E della Via Lattea c’è un nostro connazionale che se ne intende, e precisamente Daniele Michilli. Il giovane 34enne, insieme al team del McGill Space Institute di Montreal, ha recentemente captato un segnale radio fortissimo proveniente proprio da quella zona dello spazio, il più intenso mai registrato. “Una delle importanze dei lampi radio veloci – aveva spiegato a riguardo lo stesso Michilli – è che possiamo usarli come “lampi nella notte che illuminano le nubi”. Possiamo utilizzarli per studiare l’ambiente in galassie lontane e anche il materiale che sta tra la nostra galassia e quelle più distanti. Questo è uno dei motivi per cui stiamo cercando di capire sempre di più questi fenomeni, per usarli come strumenti per studiare il nostro universo”.