Decisamente inquietante quanto accaduto in Svizzera dove un AI, un’intelligenza artificiale, ha realizzato nel giro di 6 ore ben 40mila armi chimiche.
In poche parole, come riferisce The Verge, un gruppo di ricercatori, su invito dell’Istituto federale svizzero per la protezione NBC, ha sfruttato l’intelligenza artificiale per scoprire le sostanze tossiche nei farmaci in via di sviluppo, chiedendo di creare delle molecole tossiche ed ha così generato 40.000 molecole potenzialmente letali e associabili o convertibili anche in armi biochimiche.
UN AI HA CREATO 40MILA POTENZIALI ARMI CHIMICHE: I DETTAGLI DI UNA SCOPERTA INQUIETANTE
Un risultato che ha sorpreso gli scienziati della Collaborations Pharmaceuticals, società americana che si occupa della ricerca di trattamenti farmacologici per le malattie rare, alla luce del fatto che l’Ai sia stata utilizzata “contro natura” rispetto appunto agli scopi che erano stati prefissati. Una dimostrazione che ovviamente mette in guardia sui rischi legati all’Intelligenza Artificiale e degli open data che non erano stati considerati o sottovalutati, e che è stata effettuata in vista della Spiez Convergence 2021, la conferenza annuale istituita dal governo svizzero che ha come obiettivo quello di identificare gli sviluppi nella chimica, nella biologia e nelle tecnologie abilitanti che possono avere implicazioni per le Convenzioni sulle armi chimiche e biologiche (mai così maledettamente attuali dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina).
Fabio Urbina, uno dei realizzatori della ricerca, parlando con The Verge ha spiegato: “Vogliamo solo che più ricercatori riconoscano e siano consapevoli del potenziale uso improprio. Quando inizi a lavorare nello spazio della chimica, vieni informato sull’uso improprio della chimica e sei in qualche modo responsabile di assicurarti di evitarlo il più possibile. Nell’apprendimento automatico, non c’è niente del genere. Non ci sono indicazioni sull’uso improprio della tecnologia. Quindi mettere quella consapevolezza là fuori potrebbe aiutare le persone a essere davvero consapevoli del problema”. E ancora: “Non voglio proporre che l’IA dell’apprendimento automatico inizi a creare molecole tossiche e ci sarà una sfilza di nuovi agenti di guerra biochimica proprio dietro l’angolo”. In ogni caso Fabio Urbina ha aggiunto e concluso: “Non voglio essere allarmista nel dire che ci sarà una guerra chimica guidata dall’IA. Non credo che sia il caso ora. Non credo che sarà così presto. Ma è qualcosa che sta iniziando a diventare una possibilità”. Si tratta quindi di un monito, non di un allarme, ma la speranza è che lo stesso non venga sottovalutato, pena il rischio di ritrovarci armi chimiche ovunque nel giro di breve tempo.