E’ stata accusata di aver perpetrato almeno 30 furti di smartphones, carte di credito e bancomat nel palermitano, in un arco di tempo di dodici mesi, fino a che le indagini effettuate dalla Polizia di Stato hanno condotto alla raccolta di prove ed evidenze inconfutabili che hanno consentito di rintracciare la ragazza ventisettenne e di porla in stato di fermo.
Negozi, bar, boutique, ristoranti: questi gli obiettivi principali della ragazza ventisettenne che, negli ultimi dodici mesi, aveva preoccupato i commercianti palermitani per l’escalation di ripetuti furti.
Smartphones, in prevalenza, lasciati incustoditi per pochi istanti su tavoli, banconi, alle casse ed anche in magazzini da proprietari, dipendenti e clienti, oltre a carte di credito, bancomat e portafogli, arrivando ad effettuare nelle ultime settimane fino a più di un furto al giorno.
Le denunce giunte alla Polizia di Stato da parte dei commercianti e delle vittime occasionali hanno quindi sollecitato le forze dell’ordine a rintracciare la ragazza, trovata e fermata nella città di Palermo e sottoposta poi allo stato di fermo.
Le denunce dei commercianti e le operazione della Polizia di Stato che hanno portato la ragazza al fermo
Proprio i commercianti, infatti, hanno effettuato e confrontato registrazioni video in serie che coglievano sempre la stessa persona in flagranza di reato ed hanno poi sollecitato l’intervento delle forze dell’ordine attraverso la testata PalermoToday: “Com’è possibile che questa donna continui a rubare indisturbata? Cosa aspettano per intervenire? Siamo stufi”, hanno dichiarato al giornale.
I tre commissariati di Oreto, Zisa–Borgo Nuovo e Libertà, dunque, dopo aver incrociato i dati di tutte le denunce, hanno potuto rintracciare la donna e la Procura, attraverso un provvedimento d’urgenza, ne ha quindi confermato il fermo in custodia domiciliare, in attesa dell’interrogatorio di garanzia e della convalida del giudice per le indagini preliminari.
L’accusa è di trenta furti complessivamente accertati, con il rischio per i derubati di non poter essere risarciti, in parte o in toto, né di poter recuperare il maltolto.