I cambiamenti climatici sono da prendere in considerazione in maniera piuttosto seria, questa non è certo una novità. Forse però non tutti sanno che i programmi satellitari sono fondamentali per misurare le “variabili climatiche essenziali” di cui fa parte proprio il cambiamento climatico, necessarie a fornire le prove fisiche delle conseguenze.
I satelliti che monitorano il cambiamento climatico, stanno costantemente fornendo un supporto molto diretto nel comunicare i dati da analizzare per evidenziare gli effetti che il cambiamento climatico ha avuto e sta avendo sul pianeta, a causa degli agenti che ben conosciamo. Nel più recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è stato evidenziato che oggi fra 3,3 e 3,6 miliardi di persone sono troppo vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e che metà della popolazione mondiale soffre gravi carenze di acqua in vari momenti dell’anno, anche durante quella che dovrebbe essere la stagione delle piogge.Sempre secondo il rapporto dell’IPCC, fra il 50 e il 75% della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a “condizioni climatiche pericolose” che potrebbero verificarsi a breve a causa del caldo e dell’umidità eccessivi entro il 2100.
I progetti satellitari dell’ESA
I dati di cui vi parlavamo prima consentono di generare un database a lungo termine su vari aspetti del sistema climatico e consentono di generare dei modelli che possano prevedere la situazione climatica futuri, in modo tale da trovarsi sempre preparati. Lo scopo di tutto questo è di fornire aggiornamenti costanti e in diretta su quelle che vengono definite “le variabili climatiche essenziali” (Essential Climate Variables o ECV), che altro non sono che gli indicatori chiave per descrivere l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sul nostro pianeta. I dati del Climate Change Initiative Land Cover vengono usati, spiega l’ESA in una nota, nelle ricerche che si concentrano soprattutto nel focalizzare l’attenzione sull’importanza di preservare la biodiversità perché “circa un terzo dei terreni rischiano di perdere oltre il 50% delle specie che attualmente abitano tali ecosistemi“. Vengono presi in esame i dati risalenti fino al 1992 e non prima.
Se vogliamo prendere un altro esempio dei dati che vengono presi in esame, per darvi una maggiore idea del lavoro che si sviluppa dietro tutto questo, è la composizione dei terreni, a sua volta influenzata dalle precipitazioni, dall’evaporazione e dall’aumento delle temperature attraverso il Climate Change Initiative Soil Moisture, mentre il progetto Climate Change Initiative Snow analizza i cambiamenti nelle masse innevate e quanto sono diminuite negli anni. Ogni giorno viene generata una mappa aggiornata grazie alle immagini satellitari e così gli esperti possono studiare i fenomeni.