A prescindere da un gesto, quello di Putin, condannato dalla maggior parte delle popolazioni mondiali, non era proprio il momento di far scoppiare una guerra, mentre il Coronavirus è ancora là fuori, si è indebolito ok, ma è pur sempre presente. La pandemia che aveva già messo in ginocchio l’industria dei chip, potrebbe ulteriormente aggravare una situazione complessa, prima dell’invasione russa.
Il Financial Time, ma non solo, prende spunto da un report Dun & Bradstreet: le previsioni manifestano un ulteriore peggioramento per centinaia di migliaia di aziende in tutto il mondo. L’effetto domino internazionale delle dipendenze globali dalle imprese nella regione ucraina si fa già sentire. Nessuna buona notizia all’orizzonte, tutt’altro.
“374.000 aziende in tutto il mondo si affidano a fornitori russi, il 90% di queste aziende ha sede negli Stati Uniti”. Anche il Forbes riprende il rapporto Dun & Bradstreet: “Circa 241.000 aziende si affidano a fornitori ucraini e il 93% ha sede negli Stati Uniti”.
Il rapporto osservava che “le aziende di tutto il mondo continuano a confrontarsi con l’inflazione causata dalla pandemia e con gli aumenti dei prezzi delle materie prime causati da interruzioni della catena di approvvigionamento”.
In mezzo a questa continua volatilità ci sono le nuove conseguenze derivanti dalla crisi Russia-Ucraina “che potrebbero lasciare il mondo di fronte a riduzioni estese dell’approvvigionamento energetico – si legge nel dettagliato report – sanzioni severe che probabilmente avranno un impatto sulla sicurezza alimentare e sulle forniture di metalli rari necessarie per sostenere la produzione di tecnologie chiave”.
Non ci voleva proprio questa guerra in questo determinato periodo storico. Il Covid-19 ha portato le catene di approvvigionamento globali al punto di rottura, causando carenze e facendo salire i prezzi alle stelle. Proprio mentre la pandemia si è calmata, l’invasione russa dell’Ucraina minaccia di confondere ulteriormente quelle fragili catene di approvvigionamento.
La Russia è un importante produttore di materie prime, dal petrolio e dal gas naturale al palladio e al grano. L’Ucraina è anche un importante esportatore di grano e neon. La crisi sta mettendo in dubbio la disponibilità di una parte considerevole di quelle forniture vitali.
“Il rischio maggiore per le catene di approvvigionamento globali si è spostato dalla pandemia al conflitto militare Russia-Ucraina e alle incertezze geopolitiche ed economiche che ha creato” evidenzia la CNN, che riprende il pensiero di dell’economista di Moody’s Analytics Tim Uy, in un altro rapporto.
Moody’s ha avvertito che la crisi Russia-Ucraina “non farà che aggravare la situazione per le aziende in molti settori” in particolare quelli che dipendono dalle risorse energetiche. L’Europa chiaramente è la prima interessata in questa situazione, sia dal punto di vista geografico sia economico, per questo risentirà maggiormente del picco dei prezzi dell’energia, perché l’UE dipende dalla Russia per il gas naturale.
Già i prezzi del petrolio sono aumentati in tutto il mondo, facendo salire i prezzi della benzina e aumentando le prospettive sui costi per le compagnie aeree e altri settori, come la plastica, che dipendono dal petrolio. Il conflitto Russia-Ucraina potrebbe anche accumulare ulteriore pressione sulla carenza mondiale di chip per computer, iniziata durante il Covid ed è stata al centro del picco dei prezzi delle auto nuove e usate. No, non era proprio il caso.
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