Twitter si è trovata costretta a bloccare alcuni account per evitare che potessero scatenarsi delle polemiche molto gravi sul suo social. Che cosa è successo?
I video e le foto delle truppe russe presenti su Twitter, per molti di noi, si sono rivelate essere una fonte di informazione importante: abbiamo avuto modo di sapere come si stesse evolvendo la situazione e anche se i cittadini dell’Ucraina avessero reagito in modo negativo o positivo alla vicenda.
Tuttavia, con l’intensificarsi del conflitto, alcuni hanno scoperto che il materiale fornito è stato rimosso, o meglio: gli account Twitter che avevano diffuso i contenuti sono stati sospesi. Ma che tipo di informazioni sappiamo in merito a questo spiacevole inconveniente?
I motivi del ban
Le vittime di questa vicenda sono: il ricercatore Kyle Glen, bloccato fuori dal suo account per 12 ore, e l’analista della sicurezza Oliver Alexander, che ha addirittura dichisrato di essere stato sospeso per ben un giorno intero. Al di là di queste due figure importanti, persino alcuni account ben noti come l’OSINT in lingua francese Neurone Intelligence, quello spagnolo Mundo en Conflicto e il brasiliano Notìcias e Guerras si sono ritrovato con un bel ban temporaneo.
Ad assicurare i soggetti presi in carica è Elizabeth Busby, la portavoce di Twitter, che ha dichiarato che l’azione non faceva parte di un piano preciso: “Abbiamo monitorato in modo proattivo le narrazioni emergenti che violano le nostre politiche e, in questo caso, abbiamo adottato misure di contrasto su una serie di account per errore. Stiamo rivedendo rapidamente queste azioni e abbiamo già ripristinato in modo proattivo l’accesso a una serie di account interessati. Le affermazioni secondo cui gli errori erano una campagna coordinata di bot o il risultato di rapporti di massa non sono accurate“.
Secondo lei, inoltre, gli account non possono condividere informazioni che sono state “alterate, manipolate o fabbricate in modo significativo e ingannevole“, “condivise in modo ingannevole o con un contesto falso” o “possono provocare una diffusa confusione su problemi pubblici, influiscono sulla sicurezza pubblica o causano gravi danni“.
Ma non è d’accordo Aric Toller, il Direttore di Bellingcat, che afferma, per concludere, di essere contrariato: “Normalmente quando ciò accade è per account relativamente più piccoli e account in lingue straniere, perché i mod di Twitter non hanno la stessa competenza linguistica lì. Ma qui ci sono anche molte persone che twittano in inglese, alcuni account piuttosto grandi con decine di migliaia di follower che scendono. È un po’ strano. Se qualcosa è perso su Twitter, sarà altrove, su Telegram, Facebook e molte altre piattaforme. Gli aggregatori lo stanno diffondendo a tutte le persone come noi [giornalisti] che lo stanno seguendo. Quindi l’impatto maggiore è su un secondo livello di informazioni, ma non sulle fonti originali“.