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Anche AliExpress e WeChat nel mirino degli USA: messi nella blacklist delle compagnie: ecco il perchè

AliExpress e WeChat, dopo Wish, entrano nella blacklist degli Stati Uniti. Le piattaforme sono infatti accusate della vendita di merci contraffatte e vendute come originali o dupe.

AliExpress nei guai – Computermagazine.it

Pessime notizie e oltre per le piattaforme di shopping gestite dai colossi cinesi Alibaba e Tencent, e per chi è abituato a comprarci. AliExpress e WeChat, oggi sono loro le protagoniste, sono finite in una lista di controllo annuale del governo degli Stati Uniti per merci contraffatte e pirateria dei prodotti che mettono in vendita. Anzi, come affermato dall’Ufficio del rappresentante commerciale, “facilitano una sostanziale contraffazione dei marchi“. Aggiungendo anche che la Cina è il “principale Paese di origine per le merci contraffatte“. E anche per le merci realizzate attraverso il lavoro forzato. Proprio così, perché chi compra oggetti contraffati forse non pensa alle aziende che ci sono dietro. Ma stiamo assistendo ad un altro USA vs Cina? Molto probabilmente si.

AliExpress e WeChat nella lista nera degli USA per la contraffazione dei prodotti messi in vendita

I dati esistenti mostrano una correlazione tra l’uso del lavoro forzato e del lavoro minorile nella produzione globale di determinati prodotti e i tipi di prodotti che sono più comunemente contraffatti“. Così si legge nel rapporto annuale della USTR Review of Notorious Markets for Counterfeiting and Piracy. La stessa USTR ha affermato che Alibaba, colui che sta dietro a queste app di contraffazione,  ha alcune tra le migliore procedure di controllo sui prodotti contraffatti rispetto ai suoi colleghi di bassa lega e che agiscono indisturbati, ma ha affermato anche che c’è stato un grande aumento degli articoli contraffatti venduti su AliExpress e spacciati per originali, quindi a costi davvero eccessivi.

We Chat entra nella bufera di Wish e AliExpress – Computermagazine.it

WeChat, invece, non si pensa possa avere a che fare con questo genere di servizi, e invece ha una piattaforma di e-commerce integrata al suo servizio di messaggistica, dove i controlli sui venditori sono davvero scarsi, quasi nulli. Questo facilita la circolazione di merce contraffatta, senza soste alla dogana o altro. Non c’è da stupirsi, allora, che entrambe le piattaforme siano state inserite nella blacklist degli USA. Un portavoce di Tencent – per intenderci, la società madre di WeChat – ha dichiarato di essere “fortemente in disaccordo” con la decisione dell’USTR. E ha aggiunto che la compagnia è “impegnata a lavorare in modo collaborativo per risolvere la questione“. Alibaba, invece, non ha rilasciato ancora alcuna dichiarazione. Attendiamo aggiornamenti.

Alessandra Costagliola

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