La lavagna di Steven Hawking è divenuta negli ultimi anni, in particolare dopo la morte del geniale astrofisico, quasi una sorta di oggetto mitologico. Come scrive il Corriere della Sera, fra l’ironia e la serietà, si tratta “dell’ultimo mistero del cosmo” in quanto nessuno è mai riuscito a decifrare le scritte sulla stessa, tranne ovviamente il suo proprietario.
La lavagna venne utilizzata durante la famosa conferenza su «Superspazio e supergravità» tenuta presso l’università di Cambridge nel 1980, e su quella tavola nera vi sono una serie di scarabocchi, ma anche disegni, equazioni, e battute, il cui significato deve essere ancora oggi, a distanza di 42 anni completamente decifrato. Per provare a risolvere “il caso”, la lavagna è stata esposta da qualche giorno a questa parte presso il Museo della Scienza di Londra, una mostra dedicata proprio a Stephen Hawking, inaugurata nell’anno in cui lo stesso genio avrebbe compiuto 80 anni.
LA LAVAGNA DI STEPHEN HAWKING ESPOSTA AL MUSEO DELLA SCIENZA: “L’ULTIMO MISTERO DELL’UNIVERSO”
Il celebre fisico britannico teneva particolarmente al suo “giocattolo”, al punto che l’aveva fatta incorniciare e appendere nel suo ufficio, e secondo i curatori del museo della scienza, rappresenta “l’approccio ludico del cosmologo al suo lavoro”. La speranza, ovviamente, è che qualche altro genio possa studiare da vicino la famosa lavagna di Hawing e decifrare le scritte sulla stessa, gli enigmi rinchiusi in questa tavola nera. Come detto sopra, l’esposizione londinese vuole rendere omaggio al famoso fisico d’oltre Manica, ma non solo nelle vesti di scienziato, anche in quelle di grande comunicatore quale fosse, nonché di una persona che è stata in grado di convivere con una gravissima malattia neuro-degenerativa. Come molti di voi sapranno, dopo la diagnosi iniziale ad Hawking erano stati dati solo due anni di vita, ma lo stesso fisico sopravvisse per altri 50 anni, anche se dalla fine degli anni sessanta è stato costretto a vivere su una sedia a rotelle, poi dal 1986, dopo una tracheotomia, riuscì a comunicare solo con un sintetizzatore vocale.
E nella mostra si potrà vedere da vicino anche l’ultima sedia a rotelle utilizzato dallo scienziato, che non era solamente un supporto mobile ma un vero e proprio ufficio, nonché la sua voce e il suo supporto di ventilazione: in poche parole, era “il modo in cui comunicava le sue idee al mondo”, scrive il Corriere della Sera. Fra le tante chicche esposte, anche una foto del set dell’apparizione del fisico in Star Trek, ma anche la giacca personalizzata che i creatori dei Simpson gli avevano donato, dopo che era apparso più volte proprio in vari episodi dei cartoni animati americani.