Secondo l’Autorità Olandese Garante dei Consumatori e dei Mercati, la Apple deve consentire agli sviluppatori la possibilità di adottare sistemi di pagamento anche al di fuori dell’App Store. Ma solo per le app di incontri. Vediamo di cosa si tratta.
La Apple ha già fatto appello. Tuttavia, essendo già effettivo il provvedimento emanato dall’Autorità dei Paesi Bassi per Consumatori e Mercati (ACM), la Mela di Cupertino non si è potuta sottrarre all’obbligo ed ha quindi reso note le linee guida per consentire agli sviluppatori di adottare servizi esterni all’App Store per effettuare pagamenti.
Secondo Martijn Snoep, infatti, presidente del consiglio di amministrazione di ACM, la predominanza dello Store di Apple lede gli interessi dei fornitori, come ha dichiarato in un comunicato ufficiale: “Alcuni fornitori di app dipendono dall’App Store di Apple e Apple sfrutta questa dipendenza”.
Ed ha poi proseguito: “Quello che stiamo costringendo Apple a fare attraverso questo provvedimento è di prendere sul serio anche gli interessi dei fornitori di app e stabilire condizioni ragionevoli. Proteggere le persone e le imprese dall’abuso del potere di mercato nell’economia digitale è uno dei nostri doveri più importanti”.
Per il momento, l’ACM ha imposto il provvedimento solo per le app di incontri e di appuntamenti che, sugli iPhone, possono essere offerte esclusivamente tramite l’App Store alle condizioni di Apple.
E questa posizione dominante non è andata giù all’Autorità, che ha dunque deciso di costringere Apple a consentire i pagamenti degli acquisti in-app a sistemi di terze parti e ai link esterni, con commissioni ribassate del 3%, dal 30 al 27, al netto delle imposte sul valore aggiunto.
La diminuzione è stata giustificata come il corrispettivo del valore proprio dell’elaborazione del pagamento e di tutte le attività ad esso correlate, di cui ora Apple non potrà – o meglio: non dovrà – più farsi carico. Almeno fino all’esito dell’appello.
A seguito dell’introduzione del provvedimento, gli sviluppatori possono ora scegliere tra diverse opzioni: continuare a servirsi degli acquisti in-app dell’App Store; predisporre un sistema di pagamento di terze parti all’interno dell’app; oppure includere link in-app per traghettare gli utenti al sito web esterno dello sviluppatore per portare a termine l’acquisto.
Già, ma conviene? I rischi per gli sviluppatori di non guadagnarci ma anzi di perderci non sono in realtà così remoti: innanzitutto perché per loro aumenterà la burocrazia, dovendo fornire ogni mese ad Apple un rapporto che certifichi ogni vendita resa possibile attraverso l’App Store.
Ma c’è di più: Apple, infatti, non assisterà più gli sviluppatori che dovessero incorrere in problemi di pagamento o di rimborso, e potrebbe anche mantenere le commissioni sempre al 27%, indipendentemente dai loro ricavi (mentre, fino ad ora, se un fornitore di app ha ricavi al di sotto del milione di dollari, le commissioni dell’App Store scendono al 15%).
Ed ancora: come dovranno comportarsi gli sviluppatori in caso di un’eventuale esposizione a mercati esterni a quello olandese, dove l’obbligo imposto dall’ACM non è in vigore?
Insomma, i nodi ancora da risolvere sono molti. E la decisione dell’ACM, non avendoli ancora sciolti tutti, rischia di invogliare gli sviluppatori a lasciare gli acquisti in-app all’interno dell’App Store.
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