Nelle scorse ore sono circolate delle notizie in merito al fatto che da oggi, 8 febbraio 2022, sarebbero state applicate da WhatsApp le nuove politiche riguardanti la privacy, con conseguenza che i nostri dati sensibili sarebbero stati a rischio.
Si tratta dell’ennesima fake news, o bufala per dirla con un termine italiano e più simpatico, riguardante l’argomento, e già circolata esattamente di questi tempi un anno fa. In vista dell’8 febbraio del 2021 si diceva infatti che i nostri dati sarebbero stati alla mercé di chissà quali realtà se avessimo accettato la nuova politica di WhatsApp ma in realtà non era affatto così. Si tratta di una notizia che è tornata a circolare in questi giorni cercando di sfruttare la sfiducia degli utenti nei confronti del gruppo Meta, e dell’utilizzo di dati personali, ma nulla a che vedere con la realtà.
WHATSAPP, LA NUOVA BUFALA SULLA PRIVACY: I DETTAGLI
A cavallo di dicembre 2020 e gennaio 2021, WhatsApp aveva annunciato l’arrivo di una nuova privacy policy, che permetteva la possibilità di condividere alcuni dati degli utenti con aziende terze, ed in particolare quelle che avevano un profilo WhatsApp Business. All’epoca, come ricorda il sito Tecnologia.Libero.it,si si sollevò un enorme polverone, al punto che Facebook fu costretta a rimandare più volte l’entrata in vigore delle nuove norme. Intanto sulla questione si erano mosse anche le autorità europee di tutela della privacy, complicando ulteriormente la questione. In ogni caso, da oggi, 8 febbraio 2022, non cambierà nulla, e potrete quindi continuare ad utilizzare l’applicazione di messaggistica di proprietario di Mark Zuckerberg così come avrete sempre fatto.
A portare alla luce la vicenda è stato in particolare il sito Bufale.net, sempre attento a scovare le fake news della rete e a sbugiardarle, dove appunto viene sottolineato il fatto che si tratti di una news senza alcun fondamento. Di conseguenza, se sul web incapperete in una notizia simile o magari riceverete un messaggio via WhatsApp sulla questione, semplicemente cestinatela e soprattutto non condividetela, di modo che la bufala non continui a girare creando un falso allarmismo. Tra l’altro nell’Unione Europea è in vigore il famoso regolamento europeo GDPR, che rispetto agli Stati Uniti, dove le “maniche” sono senza dubbio più larghe, regolamenta in modo molto rigido e stretto il modo in cui le aziende, app verde compresa, possano gestire i dati dei propri clienti e soprattutto condividerli con realtà terze. C’è inoltre un controllo costante dell’Ue sulle aziende del web, così come testimoniano anche dalla lettera di fine gennaio inviata da Didier Reynders, commissario europeo della giustizia, a WhatsApp, chiedendo di rispettare le norme europee in fatto di informazione agli utenti.