L’Italia vanta un triste (quasi) primato, ovvero, è la seconda nazione dell’Unione Europea per numero di violazioni del Gdpr, ed in particolare, di dati sensibili. Stando ad un recente studio, nel Vecchio Continente ogni giorno avvengono 356 segnalazioni di violazioni, una media, quella del 2021, cresciuta del 7.5 per cento rispetto al 2020.
Nel gergo tecnico queste intrusioni si chiamano data breach, e riguardano sia i privati quanto le aziende, e comportano la perdita, la modifica e divulgazione non autorizzata di informazioni personali e riservate, con tutto ciò che ne consegue. Stando a quanto specificato nell’ultimo report realizzato dallo studio legale internazionale DLA Piper nel 2021, tali violazioni hanno comportato multe per quasi 1.1 miliardi di euro, per un incremento di circa il 600 per cento rispetto all’anno precedente.
ITALIA SECONDA PER VIOLAZIONE DEL GDPR: ECCO I DETTAGLI E I NUMERI
Si tratta di violazioni nei confronti del Gdpr, acronimo di General data protection regulation, regolamento che è stato introdotto il 25 maggio del 2018. E fra le nazioni più multate, come anticipato sopra, vi è l’Italia, secondo Paese con 83 interventi dell’Autorità Garante, solo dietro alla Spagna, in testa con 250 sanzioni (terza posizione per la Romania a quota 57). In totale il Belpaese ha ricevuto 80 milioni di euro di multe, e ad essere soprattutto sanzionate sono state le imprese delle telecomunicazioni, colpevoli di aver trattato in modo illecito i dati personali per attività di marketing e pubblicità.
Jacopo Tenconi, GDPR Specialist di Primeur, ha detto di non essere sorpreso dai dati relativi all’Italia: “siamo ancora molto lontani dal creare una cultura del valore della data compliance – dice – la corsa alla digitalizzazione a cui stiamo assistendo sta portando una nuova consapevolezza nelle persone sul valore e sull’uso dei dati che sono ormai diventati un asset strategico per le aziende. Questo trend di crescente consapevolezza è un processo che è iniziato ed è inarrestabile. Molte aziende, per contro, non sembrano avere acquisito altrettanta coscienza sull’importanza di ottemperare alle richieste GDPR. Le aziende più scaltre hanno capito che essere in linea con la GDPR non significa solo evitare multe salate e acquisire un vantaggio competitivo cruciale”. Simone Bonavita, docente in Trattamento dei Dati Sensibili all’Università degli Studi di Milano, aggiunge: “Da una parte il Garante Privacy Italiano ha dei componenti di comprovata capacità molto attenti alla tutela degli interessi della collettività e ha intrapreso una serie di attività di sensibilizzazione sui temi connessi alla tutela dei dati personali. Dall’altra parte molte società percepiscono la privacy come un inutile onere invece di un’opportunità di ottimizzazione dei processi”.