Effettuato a Baltimora negli Stati Uniti, presso la Johns Hopkins University, il primo intervento chirugico al mondo eseguito da un robot in totale autonomia. E i risultati sono davvero eccellenti.
Una laparoscopia addominale eseguita con precisione estrema ed effettuata presso la Johns Hopkins University di Baltimora su un totale di quattro maiali fa ben sperare il settore della chirurgia robotica: come riportato, infatti, dal gruppo di ingegneri e di informatici a capo del progetto STAR (acronimo di “Smart Tissue Autonomous Robot”), l’intera procedura si è rivelata un assoluto successo, tanto da far prevedere di poterla presto applicare agli esseri umani.
“Star – ha dichiarato Alex Krieger, ingegnere meccanico a capo del progetto – ha effettuato quattro interventi su quattro animali, producendo risultati significativamente migliori rispetto ai chirurghi in carne e ossa che praticano lo stesso tipo di intervento”.
Mano – se così di può definire – ferma, anzi immobile, due braccia dotate di sensori di pressione estremamente precisi, una telecamera a infrarossi ed una tridimensionale e, soprattutto, la totale autonomia d’azione, per una anastomosi dell’intestino (un intervento particolarmente complesso e delicato, essendo l’addome molto stretto, il tessuto addominale particolarmente soffice e dovendo poi effettuare una sutura estremamente precisa).
Cambierà quindi il nostro modo d’intendere il detto “con precisione chirurgica”? E dovremo premurarci di distinguere se intendiamo di tipo umano oppure robotico? Secondo il dottor Francesco Basile, professore presso l’Università di Catania e presidente della Società Italiana di Chirurgia, l’intervento effettuato da Star, pur essendo molto complesso, è tuttavia di tipo “standardizzato”. Quindi, secondo Basile: “Adatto a un robot. Diverso invece è ad esempio il caso della rimozione di un tumore: lì bisogna osservare, decidere dove tagliare e cosa lasciare, e dunque la valutazione dell’uomo resta indispensabile”.
Dunque, stando ai nuovi, promettenti risultati di Star, secondo il professor Basile procedure chirurgiche standard con basso margine di imprevedibilità possono garantire risultati migliori rispetto a quelli raggiunti fino ad oggi se effettuati da un chirurgo robot; mentre procedure con margini di imprevedibilità significativi necessitano imprescendibilmente della capacità critica e di discernimento che, almeno fino ad ora, può essere esercitata solo da un chirurgo in carne ed ossa.
Anche se il supporto della robotica non è una novità recente nelle sale operatorie, ma risale anzi agli anni ’90 dello scorso secolo. “Operare insieme ai robot è meno faticoso”, afferma ancora il professor Basile, tra i pochi chirurghi italiani oggi ad aver conseguito la patente abilitativa per operare chirurgicamente con l’ausilio di un robot chirurgo. “Attraverso uno schermo, un joystick e dei pedali, comandiamo gli strumenti. Possiamo ingrandire il campo visivo e quindi i dettagli sono spesso più chiari rispetto agli interventi effettuati tradizionalmente. Inoltre si elimina il tremore e le trasfusioni in genere non servono perchè il paziente ha meno sanguinamenti.”.
Dunque una collaborazione tra chirurgo uomo e chirurgo robot che pare compensare le limitazioni di entrambi, garantendo maggior abilità, precisione e successo delle operazioni effettuate. Ed una evoluzione che si mostra particolarmente promettente per il futuro della chirurgia.
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