Il mondo della comunità astronomica e scientifica si sta concentrando su un particolare segnale radio che è giunto recentemente dallo spazio. Come riferisce l’agenzia italiana di stampa Ansa, che ne segnala la notizia, si tratta di segnale proveniente da un oggetto cosmico mai visto fino ad oggi, una sorta di faro che emette del lampi di onde radio molto intensi e con degli intervalli regolari, di circa 20 minuti l’uno dall’altro.
Questa incredibile scoperta è stata portata alla luce da parte di un gruppo di astrofisici del Centro Internazionale di ricerca per la radio astronomia dell’Università Curtin, con sede in Australia, e poi pubblicata sulla rivista Nature, e come detto sopra, ha catalizzato l’attenzione degli addetti ai lavori in questi giorni. Per cercare di spiegare meglio quanto scoperto, l’Ansa ha interpellato l’esperto Andrea Possenti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) a Cagliari, che ha così commentato: “Si tratta di un tipo di impulso radio finora mai riscontrato”.
Quando scoperto dai ricercatori australiani sono degli impulsi anomali, pacchetti di onde radio molto intensi e lunghe anche alcune decine di secondi, e che si ripetono, come detto sopra, con degli intervalli regolari. “Da decenni – ha proseguito Possenti – conosciamo e studiamo impulsi simili a questi, che riteniamo siano prodotti da stelle molto compatte note come pulsar. In generale, però. le pulsar emettono impulsi molto più brevi e molto più rapidamente, della durata compresa tra pochi millisecondi e pochi secondi. Una sorgente come quella scoperta descritta su Nature è qualcosa di molto diverso”.
Secondo gli autori di questo curioso e nel contempo affascinante ma anche inquietante studio, tali onde emesse con regolarità potrebbero dimostrare l’esistenza di una sottofamiglia di pulsar che fino ad ora era rimasta nascosta, oppure, tali segnali potrebbero essere prodotti da un magnetar, delle stelle di neutroni che sono caratterizzate da campi magnetici molto intensi e che fino ad oggi sono state ancora poco studiare dai ricercatori, di conseguenza, non se ne conosce ancora appieno il loro funzionamento. Per quanto riguarda il segnale, che è molto intenso ma che fino ad oggi oggi era sfuggito alle rilevazioni, Possenti commenta: “Ciò potrebbe essere dovuto a due motivi: uno ‘tecnico’ e uno ‘pratico’: dato che le pulsar a noi note hanno periodi e impulsi molto rapidi, tutti gli strumenti che cercano questi segnali si focalizzano su intervalli molto più brevi. A questo si aggiunge il problema delle interferenze. Le onde radio sono molto usate nelle attività umane e quindi distinguere un segnale anomalo proveniente dal cielo è in realtà molto complicato”.
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