Lancia l’allarme il mondo della scienza in merito alla Terra, ed in particolare al nucleo del pianeta in cui viviamo da milioni di anni. Stando a quanto emerso in questi ultimi tempi, pare che il nucleo terrestre, il cuore della stessa Terra, si starebbe raffreddando più in fretta di quanto previsto.
Ad accendere i riflettori sul problema è uno studio effettuato sulla conduttività termica di un minerale che si trova tra nucleo e mantello, condotto dai ricercatori del Politecnico di Zurigo. Questi, guidati dal professor Motohiko Murakami, hanno misurato in laboratorio la conduttività termica del minerale bridgmanite, che si trova appunto fra le rocce viscose del metallo e lo stato bollente di ferro e nichel fusi del nucleo esterno, ed hanno scoperto che la conduttività termica del minerale è 1,5 volte maggiore del previsto.
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— Mining Matters (@MiningMattersCA) July 2, 2020
IL NUCLEO DELLA TERRA SI STA RAFFREDDANDO PIU’ DEL PREVISTO? L’ALLARME DEGLI SCIENZIATI
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Ciò significa, come riferisce Skytg24.it, che il flusso di calore fra il nucleo e il mantello potrebbe essere superiore a quanto ipotizzato fino ad oggi dagli scienziati. Altra conseguenza, il fatto che l’interno della Terra si raffredderebbe in maniera più rapida, ed inoltre sembrerebbe esservi in corso una più rapida decelerazione della tettonica a placche alimentata dai moti convettivi. “I nostri risultati – ha spiegato Murakami commentando i risultati del suo studio – potrebbero darci una nuova prospettiva sull’evoluzione delle dinamiche della Terra… Suggeriscono che la Terra, come gli altri pianeti rocciosi Mercurio e Marte, si sta raffreddando e sta diventando inattiva molto più velocemente del previsto”. E ancora: “Questo sistema di misurazione ci ha permesso di dimostrare che la conduttività termica della bridgmanite è circa 1,5 volte superiore a quella ipotizzata”.
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Quindi il professore ha aggiunto e concluso: “Non sappiamo ancora abbastanza su questo tipo di eventi per stabilire la loro tempistica”, di conseguenza serviranno altre analisi approfondite per appunto meglio studiare il problema, sempre che di qualcosa di problematico stiamo parlando. Resta comunque cauto Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, acronimo di Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha spiegato che nessuno, fino ad ora, sa con esattezza quanta bridgmanite sia presente tra nucleo e mantello ne tanto meno quale sia la temperatura a quella profondità. “Partire dallo studio di un singolo minerale – le parole dell’esperto – per estrapolare conclusioni sull’evoluzione dell’intero pianeta mi pare azzardato, anche perché non si tiene conto di evidenze emerse negli anni circa la reale capacità di convezione del mantello”.