Dalle parole ai fatti il passo è breve. Da tempo la sensazione che robotica, fotonica e biotecnologia erano al primo posto delle priorità di molte aziende italiane. Ora c’è la certificazione. I numeri parlano chiaro e vanno tutti in questa direzione.
Un brevetto italiano su cinque fra quelli pubblicati dallo European Patent Office si riferisce alle sei Key Enabling Technologies (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro–elettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata), che la Commissione europea ha definito abilitanti a tutti gli effetti. Lo dice un report di Unioncamere, l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Unioncamere Dintec, un consorzio per l’innovazione tecnologica ha incrociato i dati dei brevetti italiani pubblicati annualmente in Europa, analizzando un maggiore dettaglio sul loro ambito di applicazione, e sulle loro origini territoriali. Ne è uscita fuori un’indagine molto interessante.
L’80% delle domande italiane di brevetto pubblicate in ambito europeo, arrivano dal Nord del Paese
In Italia le idee innovative non mancano affatto. Rispetto alle domande del 2020, siamo arrivati a quota 670 pubblicate dall’European Patent Office, una crescita netta, data da cinquantatre domande di brevetti in più.
I dati di Unioncamere–Dintec evidenziano un aumento di domande, identificato in 4.465 made in Italy, pubblicate dallo European Patent Office nel 2020, pari al 5,3% in più rispetto all’anno precedente. In poco più di un decennio siamo a circa 52 mila, con una netta prevalenza di un certo tipo di Italia, quella settentrionale, capace di svilupparne quasi l’80%.
Il primato in assoluto all’interno del Nord Italia va scritto alla Lombardia, con un aumento di 124, bene anche il Piemonte (+85), Veneto (+22) e Friuli Venezia Giulia (+18). In calo Emilia Romagna e Toscana, che segnano un segno differenziale negativo: una di -38, l’altra di -34. Positivo il Lazio (+25), bene anche la Campania, che passa da 64 a 75, con un aumento di undici.
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Tornando al generale, la crescita maggiore che rappresenta il fiore all’occhiello di un intero Paese riguardano soprattutto alcuni settori: +53% per le innovazioni riguardanti i prodotti tessili e la carta (passati da 75 a 114) e +10%, appunto, per le “necessità umane” (935 i brevetti pubblicati nel 2019, 1.033 quelli del 2020).
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“I dati sui brevetti italiani in Europa dimostrano che il nostro Paese ha una capacità di innovazione importante sia nei settori ad alta intensità di conoscenza sia in quelli tipici dell’Italian style”. Parola di Andrea Prete, Presidente di Unioncamere, sulle colonne dell’autorevole Sole 24. D’altronde, italians do it better.