L’operato di Huawei riguardo lo sviluppo di tecnologie per sorvegliare persone e detenuti in Cina, è oggetto di discussione. E qualche accusa più o meno velata che il gigante cinese ha provato a stoppare sul nascere.
La società cinese impegnata nello sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti, di sistemi e di soluzioni di rete e telecomunicazioni avrebbe a lungo ignorato le perplessità sul suo ruolo nella sorveglianza statale cinese, limitandosi a dire che la società vende solo dispositivi di rete per uso generale, senza entrare nel particolare.
Lo rivela l’autorevole Washington Post, che ha in mano oltre 100 presentazioni Huawei PowerPoint, molte contrassegnate come “riservate”, ipotizzando che l’azienda di Shenzhen avrebbe avuto un ruolo assolutamente più importante di quanto essa stessa asserisce.
Riconoscimento facciale pervasivo e di altri tracciamenti biometrici al centro della discussione
Secondo il Washington Post, Huawei avrebbe aiutato le autorità governative cinese a identificare gli individui con la voce, monitorando gli individui politici, gestendo la rieducazione ideologica e gli orari di lavoro dei carcerati, utilizzando il riconoscimento facciale.
“Huawei non è a conoscenza dei progetti menzionati nel rapporto del Washington Post“. Questa l’immediata risposta cinesi alle accuse. “Come tutti gli altri principali fornitori di servizi, Huawei fornisce servizi di piattaforma cloud conformi agli standard comuni del settore“.
La divergenza tra il rifiuto pubblico di Huawei di non sapere come la sua tecnologia viene utilizzata dai clienti e i resoconti dettagliati delle operazioni di sorveglianza sulle diapositive che portano la filigrana dell’azienda, preoccupa, e non poco, soprattutto in tema di trasparenza.
Huawei è stata a lungo criticata per la sua vicinanza con il governo cinese, non a caso gli Stati Uniti hanno inflitto delle pesantissime restrizioni sotto l’egida di Trump, e anche con Biden la situazione è tutto fuorché idilliaca. Alcuni governi occidentali hanno bloccato l’attrezzatura Huawei dalle loro nuove reti di telecomunicazioni 5G proprio per la preoccupazione che la società possa aiutare Pechino a raccogliere informazioni. In questo contesto i nuovi dettagli forniti sui sui prodotti di sorveglianza di Huawei alimentano le crescenti preoccupazioni, soprattutto sulle conseguenze del riconoscimento facciale pervasivo e di altri tracciamenti biometrici.
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In questo autunno, sotto la pressione di Pechino, Huawei e altri giganti della tecnologia si sono impegnati a non abusare del riconoscimento facciale e di altri strumenti di sorveglianza, quando è entrata in vigore una nuova legge sulla protezione dei dati personali. Ma il Washington Post insinua che questo impegno potrebbe essere venuto a mancare, visto che non c’è trasparenza nel modus operandi di Huawei.
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Lei continua a ribadire di non aver sviluppato o venduto sistemi destinati a un gruppo specifico di persone, di rispettare le leggi applicabili e l’etica aziendale. Il problema è che non tutti ci credono, chissà perché. Tant’è.