Una capsula per il suicidio assistito: la notizia arriva dalla Svizzera. Ha lasciato tutti senza parole ed ha creato enormi polemiche.
Qualcosa di impensabile nel nostro paese potrebbe, invece, essere presto disponibile in Svizzera. Si tratta di un pod, una capsula progettata per il suicidio assistito. Un sistema che mette fine ad una vita in modo rapido e senza alcun dolore.
Non è una novità per gli svedesi, visto che la pratica dell’eutanasia viene concessa dalla legge. Questo non vuol dire che non esistano pareri discordanti.
Come la Svizzera, alcuni paesi europei hanno permesso il suicidio assistito, come Belgio, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, attuando politiche simili. Mentre, altri paesi accettano altre pratiche come l’eutanasia passiva o la sospensione del trattamento di sostegno vitale in determinate circostanze.
Si chiama “Sarco” (ispirata al termine “sarcofago”) ed è una capsula che riduce l’ossigeno, concedendo una fine per nulla dolorosa. Il progetto arriva dall’organizzazione australiana no-profit Exit International, grazie all’idea del Dr. Philip Nitschke. La capsula Sarco ha già ricevuto l’approvazione legale per essere utilizzato dal pubblico.
Creata apposta per i malati terminali, in modo da rendere la morte più lieve. Il paziente non deve fare altro che entrare al suo interno e distendersi. L’unità si riempirà di azoto e l’ospite non si accorgerà quasi di nulla.
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La capsula Sarco per il suicidio assistito
Fino ad oggi, l’eutanasia è stata praticata con l’aiuto di un medico, mediante la somministrazione di un farmaco letale, come soluzione indolore. Altri dottori, invece, ricorrono all’eutanasia passiva o al trattamento di astinenza, in quanto sistemi che prolungano la vita del paziente.
Come affermato dall’inventore Nitschke, a differenza di questi metodi, la capsula Sarco viene “attivata dall’interno dalla persona che intende morire” e può essere trasportata ovunque, come “un idilliaco ambiente o nei locali di un’organizzazione per il suicidio assistito, per esempio”. Ciò significa che il malato potrà scegliere di morire nel posto che più gli aggrada. Inoltre, ha aggiunto:
La capsula è appoggiata su un’attrezzatura che inonderà l’interno di azoto, riducendo rapidamente il livello di ossigeno all’1% dal 21% in circa 30 secondi. La persona, inizialmente, si sentirà un po’ disorientata. In seguito, potrebbe sentirsi leggermente euforica prima di perdere conoscenza. La morte avviene rispettivamente per ipossia e ipocapnia, privazione di ossigeno e anidride carbonica. Non c’è panico, né sensazione di soffocamento.
L’inventore sta anche sviluppando dei modi per eseguire il processo senza la necessità che un medico sia presente per la revisione psichiatrica. L’idea è di sottoporre il paziente ad uno screening dell’intelligenza artificiale per stabilire la sua capacità mentale.
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Le critiche contro la capsula Sarco
Ci sono state alcune polemiche sul progetto Sarco e c’è chi afferma che è in contraddizione con l’etica medica. Ad esempio, il dottor Daniel Sumalsy, professore di etica biomedica alla Georgetown University e oppositore del suicidio assistito, ha dichiarato
a Newsweek che l’uccisione verrebbe tramutata in una forma di guarigione.
Il Guardian ha sottolineato che in Svizzera la legge proibisce il suicidio assistito dal medico solo quando è fatto con motivazioni personali. Inoltre, viene tipicamente praticato con l’assistenza di organizzazioni senza scopo di lucro.
Jeroen Recourt, presidente dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia, ha dichiarato al quotidiano olandese Trouw:
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Sempre più generazioni vedono l’eutanasia come un rimedio a sofferenze insopportabili. Ma il pensiero che l’eutanasia risulti una soluzione in caso di sofferenza senza speranza è molto rassicurante