È stata istituita una legge che impedirà ai governi di installare dei sistemi di videosorveglianza, nelle città, con riconoscimento facciale. Tuttavia, pare che questa decisione abbia scatenato alcune polemiche al riguardo.
Non sarà possibile, per nessuno Stato o azienda del settore, installare impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale sia in luoghi pubblici che all’aperto. Prima di farlo, dovranno attendere il 31 dicembre 2023.
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È quanto detto da un emendamento approvato dal Parlamento, il quale vieta qualunque funzione al riguardo fino ai prossimi due anni. Nello specifico, inoltre, viene anche riferito che tale normativa varrà pure nei negozi, sui cartelli pubblicitari o sui mezzi di trasporto comuni. Quali saranno gli enti esclusi da questa modifica?
Le dichiarazioni al riguardo
Innanzitutto le autorità giudiziarie non saranno incluse nell’emendamento, poiché si rifanno all’articolo 12 in cui è necessario farlo “salvo che si tratti di trattamenti effettuati dall’autorità giudiziaria nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali nonché di quelle giudiziarie del pubblico ministero”.
Su questo, inoltre, si è espresso Filippo Sensi, uno dei deputati del Partito Democratico, il quale ha detto che: “L’approvazione di questa norma è un primo passo che serve ad accendere un riflettore su questo tema, che riguarda la libertà e i diritti delle persone: siamo i primi a normare questi sistemi introducendo una moratoria in attesa di una legge del Parlamento europeo. Ora siamo certi che privati, comuni e in generale le pubbliche amministrazioni non possono usare il riconoscimento facciale senza un parere favorevole del Garante della privacy: è una garanzia in più rispetto a prima“.
Ciò, però, ha portato alla nascita di numerose polemiche poiché si pensa che potrebbe diventare un problema per le forze dell’ordine. Infatti, non potendo verificare il volto di una persona in digitale, potrebbe influenzare negativamente l’andamento di alcune indagini per esempio.
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Ma a tal proposito interviene Laura Carrer, giornalista e attivista del centro Hermes che smentisce queste voci, dicendoci che: “Con le modifiche introdotte con questa moratoria, l’autorità di polizia giudiziaria e il pubblico ministero sono esentati dal controllo preventivo del Garante della privacy. Questa modifica è ancor più grave se si tiene in considerazione il fatto che il codice di procedura penale non contiene dettagli e specifiche per l’impiego di sistemi di riconoscimento facciale: non vi sono distinzioni sulle tipologie di reato per cui possono essere impiegati né dettagli sulla durata dell’impiego di queste tecnologie“.