Si fa sempre più strada l’ipotesi di un canone Rai, la televisione pubblica, anche per chi possiede uno smartphone ma anche un tablet o magari un personal computer. Del resto chi non possiede una televisione, con i nuovi mezzi digitali e le connessioni veloci, può godersi tranquillamente la diretta tv della Rai, così come di altri canali, attraverso il proprio telefonino, ma anche il pc e via discorrendo.
E così che non più tardi di un paio di mesi, l’amministratore delegato della televisione pubblica, Fuortes, aveva confessato parlando ai microfoni di Repubblica: “Non si tratta di una tassa sul telefonino. Ho fatto un ragionamento semplice: in base a una legge del 1938, in Italia il canone è legato al possesso di un’apparecchiatura radiotelevisiva, mentre in tutti gli altri Paesi si paga in base alla possibilità di vedere le trasmissioni. E siccome oggi tutti i device possono accedere ai programmi Rai attraverso Raiplay, sarebbe bene che anche noi ci adeguassimo”.
CANONE RAI ANCHE PER SMARTPHONE E TABLET? ECCO LE POSSIBILI CRITICITA’
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Ovviamente si tratterebbe di una tassa che farebbe storcere il naso a molti, tenendo conto che la stragrande maggioranza di chi già paga il canone Rai “classico”, lo fa con il malcontento. Del resto il pagamento annuale viene visto più come un compenso diretto alla tv pubblica piuttosto che una tassa sul possesso della tv, di conseguenza molti che non guardano i primi tre canali si domandano perchè devono pagare per non vedere nulla. E’ anche vero che con la possibilità di poter vedere RaiPlay e quindi la Rai direttamente su telefonini e dispositivi digitali, chiunque potrebbe dichiarare di non avere un televisore, guardandosi appunto le trasmissioni tv con altri mezzi. “Quel che bisognerà appurare – scrive a riguardo Laleggepertutti.it – è il modo in cui questa tassa potrebbe essere introdotta affinché la lotta all’evasione non diventi un abuso”.
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Ci sono infatti alcune considerazioni da fare, a cominciare dal dire che, obbligando chi ha un telefono a pagare il cannone, rischierebbe di crearsi un fenomeno inverso, ovvero, quelli che non utilizzano lo smartphone per guardare la tv e che si domanderebbe perchè devono pagare una tassa per un servizio che non sfruttano. Inoltre, la tassa verrebbe pagata per uno smartphone a famiglia, come avviene del resto oggi con la tv, e la Rai dovrebbe trasmettere in streaming tutte le trasmissioni oggi passate in tv, cosa che oggi non avviene per alcuni programmi per una questione di diritti televisivi. Infine, bisognerebbe garantire una banda larga accessibile a tutti gli italiani, di modo che gli stessi possano fruire dei servizi offerti dalla tv di stato. “Troppe supposizioni – conclude La Legge per Tutti – cominciare dal fatto che la proposta dell’amministratore delegato della Rai vada in porto”.