Si torna a parlare di tensioni “spaziali” tra Stati Uniti e Russia. Ancora una volta protagonista è la missione che ha visto coinvolta l’astronauta americana Serena Aunon-Chancellor, rea di aver – secondo i russi – rovinato la navicella Soyouz durante un crollo emotivo.
Non tende a smorzarsi la tensione tra USA e Russia. Nello specifico parliamo, ancora una volta, di spazio ed agenzie spaziali. Da una parte la russa Roscosmos, dall’altra l’omologa americana NASA. I russi, a quanto pare, avrebbero denunciato gli statunitensi riportando in auge la storia dell’astronauta Serena Aunon-Chancellor, rea di aver danneggiato irreparabilmente una navicella spaziale Soyuz durante un “crollo emotivo“.
Come più volte riportato dai colleghi, la storia che vedrebbe coinvolta l’astronauta statunitense parla di un crollo emotivo dovuto ad una lite con l’amante – anch’egli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. La volontà di Serena Aunon-Chancellor sarebbe stata quella di tornare anzitempo sul suolo terrestre, da qui la poca lucidità nell’affrontare i task sulla ISS. Questo avrebbe provocato una breccia nell’astronave russa, con conseguenze sul termine della missione in cui era coinvolta.
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Una perforazione con trapano – questa l’accusa dei russi nei confronti dell’astronauta russa – che avrebbe provocato un danno irreparabile alla navicella Soyuz. Mosca parla di “una mano vacillante” dovuta, sempre secondo Roscosmos, ad un crollo emotivo susseguente alla lite con l’amante. Segni e graffi nelle vicinanze hanno inoltre insospettito gli accusatori, convincendoli sempre più della noncuranza di Chancellor.
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Dall’altra parte gli Stati Uniti respingono ogni accusa, parlando di “attacchi falsi e privi di ogni credibilità“. Secondo la NASA quella dei russi non sarebbe altro che una disperata ricerca di un colpevole, reo di aver danneggiato il loro veicolo spaziale – fallato ben prima della missione. Motivo per cui i russi vorrebbero insabbiare il loro errore. Insomma una storia dai connotati poco chiari, ma che non tende a smorzarsi e che, presto o tardi, vedrà un colpevole. Per ora siamo alle accuse, ma staremo a vedere.
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