Un documento interno svela i dati di WhatsApp e iMessage a cui potrebbe accedere l’FBI con le giuste cause. Ecco le app più sicure.
Un documento dell’FBI circa le possibilità di accesso del Bureau alle principali applicazioni di messaggistica mostra i dati che si possono ottenere attraverso le procedure attivate da un processo legale. iMessage e WhatsApp sono le uniche app più importanti nell’elenco a fornire anche i contenuti dei messaggi. WhatsApp lo fa quasi in tempo reale per alcuni dati.
Il documento, che sembra essere stato ottenuto da un gruppo chiamato Property of the People attraverso una richiesta FOIA, descrive in dettaglio la capacità dell’FBI di “accedere legalmente al contenuto e ai metadati dell’app di messaggistica sicura”.
Anzitutto, da quel che si legge, l’FBI ha un accesso “limitato” al contenuto di iMessage. Questa non è in realtà una novità, dal momento che è noto che Apple fornisce alle forze dell’ordine l’accesso agli iMessage di un sospetto, se viene eseguito il backup su iCloud. Ciò differisce da altre piattaforme di messaggistica altrettanto note. Secondo il documento, infatti, l’FBI non può accedere al contenuto dei messaggi su Telegram, WeChat o Wickr.
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WhatsApp, iMessage e Line sono più permissivi alle richieste da parte dell’FBI rispetto a Signal, Telegram e altre applicazioni. Entrando nel dettaglio, la piattaforma di messaggistica sotto Meta (la holding di Facebook e Instagram) offre l’accesso ai “record degli utenti” in presenza di un mandato di comparizione, mentre un mandato di perquisizione permette all’FBI di conoscere anche i contatti della rubrica e gli utenti WhatsApp.
Di nuovo, il documento ha proprio la precisazione circa WhatsApp. Era infatti già noto che Apple può fornire testi completi alle forze dell’ordine americane se i messaggi sono inviati tramite iMessage e vengono sottoposti a backup su iCloud. iCloud dà la stessa possibilità di lettura dei messaggi all’FBI anche nel caso di WhatsApp e sempre nel caso in cui l’app di messaggistica di proprietà di Meta usi iCloud come strumento di backup delle chat. Tuttavia, poiché il documento è datato 7 gennaio 2021, questa possibilità dovrebbe essere oggi impedita dai nuovi backup con crittografia end-to-end introdottoida WhatsApp a ottobre.
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L’incapacità delle forze dell’ordine di accedere ai dati crittografati su iPhone e altri dispositivi è un elemento centrale quando si parla degli argomenti backdoor. Sebbene Apple cooperi con le forze dell’ordine nei casi di rilevanza penale in cui è richiesta assistenza, l’azienda ha resistito a lungo ai tentativi di minare la sua crittografia generale. Ben noto ed emblematico è il caso di San Bernardino, che ha tenuto banco per davvero tanti mesi.
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