Lo hanno definito come bestia enorme, un gigante gassoso dalle dimensioni di 1,35 e 5 volte più grande di Giove, il più grande di tutto il sistema planetario. Tanto per intenderci. E’ un esopianeta appena scoperto, in uno dei posti più estremi dello spazio, dal destino segnato, però, a causa della sua orbita estrema intorno ad una stella.
E’ stato ribattezzato TOI-2109b e continua a ruotare una volta ogni 16 ore, come riferito da una ricerca pubblicata sull’Astrophysical Journal, raggiungendo temperature di 3.500 Kelvin (3.227 gradi Celsius o 5.840 gradi Fahrenheit), che lo classificano come un esopianeta più caldo di alcune stelle, addirittura il secondo mai scoperto.
Gli astronomi sperano che, prima che il suo tragico destino si compia, possa dare informazioni maggiori su come esopianeti estremi nascano e le loro interazioni con le stelle. “TOI-2109b. inizialmente identificato dalla missione Transiting Exoplanet Survey Satellite – si legge nella ricerca – orbita attorno a TOI-2109, una stella di tipo F Teff ∼ 6500 K con una massa di 1,447 ± 0,077 M, un raggio di 1,698 ± 0,060 R, e una velocità di rotazione di $v\sin {i}_{* }=81,9\pm 1,7$ km s−1”.
TOI-2109b è un obiettivo eccezionalmente promettente per studi intensivi di follow-up
La natura planetaria di TOI-2109b è stata confermata attraverso misurazioni della velocità radiale, che hanno prodotto una massa del pianeta di 5,02 ± 0,75 MJup. “L’analisi dell’ombra Doppler nelle osservazioni spettroscopiche di transito indica un sistema ben allineato – continua la descrizione della ricerca – con un’obliquità proiettata nel cielo di = 1fdg7 ± 1fdg7. Dalla curva di luce a orbita completa di TESS, abbiamo misurato una profondità dell’eclissi secondaria di 731 ± 46 ppm, nonché variazioni della curva di fase dalla modulazione della luminosità longitudinale del pianeta e dalla distorsione ellissoidale della stella ospite”.
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In virtù della sua estrema irraggiamento e della forte interazione gravitazionale pianeta-stella, TOI-2109b è un obiettivo eccezionalmente promettente per studi intensivi di follow-up che utilizzano le strutture dei telescopi attuali e del prossimo futuro per sondare il decadimento orbitale, rilevare la fuga atmosferica guidata dalle maree e valutare gli impatti della dissociazione e ricombinazione di H2 sul trasporto globale di calore.
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“Tra uno o due anni, se siamo fortunati, potremmo essere in grado di rilevare come il pianeta si avvicina alla sua stella“. Parola di Ian Wong. “Nel corso della nostra vita – assicura l’astronomo del Goddard Space Flight Center della NASA – non vedremo il pianeta cadere nella sua stella. Ma dagli altri 10 milioni di anni e questo pianeta potrebbe non essere lì“.