Se c’è un elemento dello spazio che affascina, ma nel contempo forse inquieta e attira interesse, questi sono senza dubbio i Buchi Neri. Negli ultimi anni gli scienziati hanno potuto studiare in maniera più approfondita gli stessi fenomeni dell’universo grazie al progredire delle tecnologie, e ciò che è stato scoperto nelle ultime ore è decisamente un ulteriore passo in avanti.
Ma vediamo nel dettaglio questa scoperta. In un ammasso di stelle nella galassia di Andromeda, chiamata di preciso Alias M31, gli astronomi hanno potuto studiare i cambiamenti nella luce, identificando poi un buco nero che è grande circa 100mila volte in più la massa del Sole, un buco nero quindi gigantesco, di dimensioni talmente grandi che è difficile anche solo tradurle in numeri.
BUCHI NERI, UN PICCOLO PASSO IN AVANTI PER IL LORO STUDIO: SCOPERTO ‘L’ANELLO MANCANTE’
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Attenzione però, i Buchi neri sono giganteschi, e di conseguenza quest’ultimo scoperto viene collocato nella categoria “massa intermedia”, che sono quelli più sfuggenti e proprio per questo più ricercati da parte degli astronomi per porre domande e subito dopo cercare di trovare le risposte. I buchi neri, infatti, sono molto ingannevoli come ricorda Tomshow: “A meno che non stiano attivamente producendo materia, processo che genera radiazioni incredibilmente luminose, non emettono alcuna luce che possiamo rilevare”. Di conseguenza questo fenomeno rende la loro ricerca un lavoro investigativo quasi da Sherlock Holmes, basato sull’osservazione ci ciò che accade nello spazio circostante: per individuare un buco nero di solito si osservano le orbite degli oggetti che li circondano. La maggior parte dei buchi neri scoperti in questi anni rientra in due intervalli di massa: ci sono quei buchi neri di massa stellare, che sono grandi fino a circa 100 volte la massa del sole, e poi i buchi neri cosiddetti “supermassicci”, che invece sono grandi più o meno un milione di volte la massa della nostra stella.
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Di mezzo, come già scritto sopra, ci sono i cosiddetti buchi neri intermedi, quelli che si posizionano quindi fra le due dimensioni precedentemente elencate: si tratta degli eventi più rari, e che quindi attirano maggiormente l’interesse degli esperti. Fino ad oggi, infatti, il numero di questi buchi neri intermedi scoperti, nomi in codice IMBH, è molto basso, e di conseguenza ciò non facilita il lavoro degli ingegneri e degli scienziati, che senza di essi non possono spiegare fino in fondo come possano coesistere due regimi di buchi neri di massa incredibilmente diversi. L’Universo deve quindi fornirci ancora molte risposte ai nostri dilemmi: chissà quando le avremo.