Incredibile la scoperta fatta dagli astronomi: è stato visto un buco nero nascosto in un ammasso stellare ed è solo l’inizio.
Guardiamo il cielo da millenni, affascinati dalla miriade di stelle in cielo, ma l’astronomia è una scienza relativamente giovane, se pensiamo alle osservazioni fatte da Galileo Galilei. La tecnologia ci ha permesse una violenta accelerazione nello studio dell’universo solo dal XX secolo in poi, ma sono gli strumenti attuali che ci stanno permettendo di “mettere a fuoco” cosa accade fuori dall’atmosfera terrestre.
Basti pensare al cambiamento epocale che stiamo per vivere. Il telescopio spaziale Hubble sta per andare in pensione, visto che la Nasa, grazie al vettore europeo Arianne, lancerà in orbita il nuovo James Webb, uno strumento rivoluzionario che sarà inviato nello spazio il prossimo 18 dicembre, dopo oltre 15 anni di progettazione ed un costo di oltre 9 miliardi di dollari.
Per evitare interferenze il telescopio sarà posizionato sul punto di Lagrange L2, ad 1 milione di km dalla terra, oltre la Luna, così da poter finalmente studiare l’universo e lanciarci verso nuove incredibili scoperte.
Intanto però si utilizzano ancora mezzi tradizionali, ma avanzatissimi, come il Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Vit-Eso), grazie al quale è stato scoperto un buco nero “mimetizzato” dietro un ammasso stellare. In questo caso si tratta di una scoperta eccezionale, il primo al di fuori della Via Lattea e che apre a nuovi orizzonti grazie agli effetti del suo campo gravitazionale.
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Lo studio è stato effettuato da un gruppo internazionale guidato da Sara Saracino dell’università di Liverpool John Moores a cui ha partecipato anche l’Osservatorio Astronomico di Palermo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) i cui risultati sono in pubblicazione su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
La scienziata italiana ha spiegato che il gruppo ha osservato ogni singola stella di questo ammasso per trovare la presenza di buchi neri, che non erano visibili direttamente. Alla fine la ricerca si è conclusa con successo, individuandone uno di massa 11 volte superiore a quella del Sole, proprio all’interno dell’ammasso stellare NGC 1850 e capace di alterare l’orbita di una grande stella posta nelle sue vicinanze.
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Individuare un buco nero è una delle cose più difficile in campo astronomico e solo negli ultimi anni è stato possibile studiando le emissioni di raggi X che avvengono in alcune fasi oppure dalle onde gravitazionali prodotte quando i buchi neri si fondono tra loro o inglobano una stella di neutroni. Il nuovo metodo messo a punto dalla squadra guidata sa Saracino apre ora nuove importanti possibilità per osservare i buchi neri.
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