C’è stata vita su Marte? La risposta potrebbe essere affermativa, ma prima, bisognerà attendere l’analisi dettagliata dei dati raccolti dalla Ingenuity, la sonda della Nasa, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti, che da tempo sta appunto scandagliando il territorio del pianeta rosso.
Ingenuity si sta apprestando ad esplorare la parte più importante del pianeta marziano nonché della missione stessa, ovvero, gli antichi resti del delta fluviale del cratere Jazero, zona in cui con grande probabilità si potrebbero appunto rinvenire tracce di vita. Sia chiaro, nessuno dice che su Marte vi siano stati in passato degli uomini o dei marziani, ma la presenza di microorganismi, viste le caratteristiche geologiche dello stesso Marte, è molto probabile.
LA SONDA INGENUITY PRONTA AD ESPLORARE IL CARTERE JAZERO PER SCOPRIRE SE SU MARTE C’E’ STATA VITA
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Nella zona appena nominata vi era infatti in passato un fiume che con grande probabilità riempiva un lago all’interno dello stesso cratere, e questo luogo potrebbe essere particolarmente ricco di carbonati, come scrive Hdblog.it, minerali che a loro volta possono preservare dei segni fossili di una vita antica. “Se c’è la possibilità di osservare antichi segni di vita – dice a riguardo lo stesso portale – questo è sicuramente il luogo giusto, inoltre anche a livello geologico ci sono numerose questioni da dipanare”. Dalle prime osservazioni sono stati scoperti dei massi di dimensioni variabili che arrivano fino ad un diametro di 1.5 metri, rocce che sarebbero la prova del corso d’acqua che alimentava il delta; sembra infatti che tali massi siano stati trasportati per decine di chilometri dall’acqua, di conseguenza, si tratterebbe di un fiume di una certa potenza e intensità. Ebbene, è proprio in queste rocce che secondo l’agenzia spaziale degli Stati Uniti si potrebbero trovare delle sostanze organiche, o delle forme biologiche ancestrali, oltre che offrire un dettaglio geologico di come fosse in passato la crosta di Marte.
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Recentemente la sonda Curiosity aveva scoperto del materiale molto interessante dalle Dune di Bagnold, dei campioni che, come descritto attraverso uno studio pubblicato su Nature Astronomy, conterrebbero acido benzoico e ammoniaca, delle molecole organiche: “Questo esperimento è certamente di successo – sono le parole rilasciate durante un’intervista su Inverse da parte di Maëva Millan, che ha coordinato il lavoro, ricercatrice al Goddard Spaceflight Center della Nasa , anche se non abbiamo trovato quello che cercavamo, cioè le firme biologiche, abbiamo dimostrato che questa tecnica è davvero promettente”. A questo punto non ci resta che attendere le prossime missioni di esplorazione per conoscere tutta la verità sul pianeta Marte.