Uno sguardo esclusivo al sistema robotico che recupera terre rare e altri materiali preziosi dagli smartphone alla fine del ciclo di vita.
Questo prodotto Apple non è in vendita, ma è uno dei più innovativi degli ultimi anni. Nulla per il pubblico o da vendere e niente a che fare con computer, smartphone o tablet. Daisy infatti è un robot industriale costruito proprio per smontare gli iPhone oramai giunti alla fine del ciclo di vita.
Tutto questo nasce perché i cellulari sono una fonte preziosissima di terre e materiali rari, di cui oggi c’è grossa crisi nell’approvigionamento. Estrarre questi elementi è complicatissimo e costoso con i sistemi tradizionali, ma questo robot, davvero innovativo riesce a fare davvero miracoli. Tutto questo è finalizzato ad abbattere le emissioni nel ciclo produttivo e all’interno del progetto fa parte anche il passaggio alle fonti di energia rinnovabili a cui stanno aderendo anche tutte le aziende della filiera Apple.
Inoltre Apple sta puntando oramai ad allungare la vita dei propri device, nonostante le polemiche legate all’obsoloscenza programmata, tanto che il software viene garantito in aggiornamento per i successivi sei anni. Quando però un iPhone arriva a fine vita si può riciclare, anche grazie al fatto che il 90% dei suoi componenti è di 14 materiali: alluminio, cobalto, rame, vetro, oro, litio, carta, plastiche, terre rare (il neodimio dei magneti, ad esempio), acciaio inox, tantalio, stagno, tungsteno e zinco.
Apple smonta e ricicla 1,2 milioni di iPhone per ogni anno
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Qui entra in gioco Daisy, l’ultimo e più aggiornato dei robot riciclatori. I bracci sono cinque e riescono a smontare 23 modelli diversi di iPhone in appena 18 secondi, prima dedicandosi a fotocamere e batterie, poi passando a scocche e schede logiche, fino poi al taptic engine, il motore per la vibrazione, che possiede molto tungsteno.
A seconda del modello il robot effettua operazioni diverse, riuscendo a recuperare 14 moduli separati, a seconda del materiale, che poi vengono raccolti e inviati alle aziende specializzate per il recupero finale. In questo modo poi i materiali vengono rimessi in circolo per produrre nuovi device.
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I primi risultati di questo processo già si vedono nell’attuale linea di prodotti: le terre rare utilizzate per i magneti dell’iPhone 13, ad esempio, sono tutte riciclate. Così anche l’alluminio delle scocche degli iPad. Non si tratta ovviamente solo di elementi provenienti da Daisy, che non processa gli iPad e soprattutto può smontare e riciclare al massimo 1,2 milioni di iPhone all’anno.